Lo scorso 08 febbraio 2015, l’ assemblea dei Soci di Indipendenza Veneta , con voto unanime ha deciso che il Movimento parteciperà alle prossime elezioni del Parlamento Veneto (ancora denominate purtroppo Regionali).
Questa scelta di fatto non cambia i programmi di Indipendenza Veneta ma aumenta la responsabilità e la forza del Movimento, l’ obiettivo resta uno solo : Indipendenza punto fermo.
In questi pochi mesi che precedono questo importante appuntamento che di sicuro ci vedrà grandi protagonisti, stiamo promuovendo in tutto il territorio Veneto diverse serate che trattano in modo specifico il diritto di voto.
Il primo grande evento verrà fatto a Castelfranco Veneto il giorno 23 febbraio alle ore 20,30 presso l’ Hotel Rino Fior.
I rappresentanti di Indipendenza Veneta , da sempre aperti al dialogo con tutte le forze politiche, saranno impegnati in un confronto sul diritto di voto, con il candidato alle Regionali del Movimento 5 stelle Iacopo Berti.
Tale invito su un tema così importante e sentito dal Popolo Veneto, è stato esteso anche agli altri due candidati alla Presidenza della Regione, Luca Zaia e Alessandra Moretti, ma per ora non abbiamo ancora risposte.
Siamo comunque fiduciosi che data l’ importanza del tema trattato, non potranno esimersi da questo confronto.
Indipendenza Veneta schiera in prima fila il leader Avv. Alessio Morosin, che ricordiamo essere l’ unico su 226 Consiglieri Regionali, ad avere rinunciato al vitalizio di circa 2.000,00 euro al mese da ben 5 anni per un totale di oltre 120.000,00 euro; numeri che si commentano da soli.
Coerenza , Chiarezza, Credibilità, è l’incipit di Indipendenza Veneta e chi non accetta il confronto forse non ne conosce il significato.
Ufficio stampa
Indipendenza Veneta
Evidentemente quelli di Indipendenza Veneta proprio non riescono a capire che l’assemblea regionale non è il parlamento dei veneti, ma è, appunto, solo e soltanto un’assemblea regionale degli italiani con residenza in un riparto amministrativo dell’Italia, tanto che per essere candidati si deve godere dei diritti civili e politici stabiliti dallo stato italiano, indipendentemente dal fatto di essere nati e cresciuti a Venezia, o, ad esempio, a Lampedusa. Gli elettori sono i cittadini italiani residenti nel territorio della regione, indipendentemente che siano discendenti di veneti o di siciliani, indipendentemente che parlino veneto o qualche altro idioma. Dev’essere proprio uno scoglio insuperabile dato che non riescono a capirlo.
Fra l’altro, nella regione Veneto, sono ricompresi territori che non sono veneti nè storicamente nè linguisticamente, tipo i comuni della transpadana ferrarese, e quindi, a quali richiami storici e di appartenenza si rifanno certi esponenti di questi partiti politici? Un parlamento dei veneti, per esistere, deve essere un parlamento al quale partecipano i soli veneti (presumo che il criterio sia quello linguistico, delle lingue autoctone del territorio dei veneti), e non qualunque cittadino italiano con residenza, altrimenti dovremmo sostenere che l’autodeterminazione dei veneti viene esercitata dagli italiani, cioè che l’autodeterminazione di un popolo viene esercitata da un altro popolo, il che è un controsenso.
Rimane poi il fatto che non esistono vie legali, pacifiche e democratiche per arrivare all’indipendenza di una regione italiana dall’Italia, e che la legge approvata per indire il referendum consultivo sull’indipendenza è stata un abile calcolo politico per non perdere, e soprattutto, continuare a cavalcare il consenso facile.
Veneto è chi fa il veneto, ossia accetta tradizioni, usi, costumi e mentalità dei veneti attuali, discendenti di quelli che avevano cittadinanza nella Serenissima Repubblica di Venezia. La distinzione non è genetica ma culturale. La lingua fa certo parte della cultura, ma anche se i veneti parlassero italiano (lingua letteraria che il veneto Pietro Bembo già nel 1500 considerava ottima per i popoli italici) questo non impiccia la loro volontà espressa con il voto (diritto universale) di secedere dallo Stato italiano. Se no come si spiegherebbe l’esistenza di decine di Stati nazionali in cui si parla spagnolo o inglese o francese. Forse che l’Austria non ha diritto di esistere perché (essendo il tedesco la sua lingua ufficiale) dovrebbe essere annessa alla Germania? La storia la fanno i popoli e nella storia non c’è niente di più labile dei confini di uno stato.
Veneto è chi… veneto è. Un immigrato, sia esso italiano o di altre etnie, è un immigrato, e come tale ha i suoi diritti e doveri, come quello di contribuire al benessere del popolo, ad accettare usi, costumi, mentalità, ecc., ma rimane comunque immigrato. Non vedo come si possano considerare veneti i residenti dei territori storici del popolo veneto che non sono nativi dei territori stessi e che non sanno parlare la lingua. Lei, poi, fa riferimento a stati nazionali in cui si parla inglese, spagnolo,ecc., ma si tratta di un retaggio di secoli di dominazione coloniale. Se si parla di autodeterminazione del popolo veneto, bisogna partire dall’assunto che il popolo veneto sia distinto da quello italiano, e quindi è totalmente sbagliato considerare veneti tutti i residenti italiani della regione.
Un immigrato che si assimila a un veneto nativo (cosa diversa dall’integrazione) diventa, a tutti gli effetti, un veneto. Chi invece non vuole rinunciare a tutti o parte dei suoi usi, costumi, mentalità, ecc., rimane un immigrato più o meno integrato fino a totalmente incompatibile (come gli islamici). Se ho ben capito, la questione che tu poni, è chi avrebbe diritto di votare in un eventuale referendum per l’autodeterminazione. Per non complicarci la vita con test genetici o culturali, Io credo tutti quanti hanno la cittadinanza italiana e risiedono da almeno dieci anni in Veneto.
Vorrei aggiungere che anche la soluzione di far votare solo quanti sono nati in Veneto e hanno la cittadinanza italiana, può essere una possibilità. Può capitare, però, d’incontrare qualcuno di questi che non sa per niente parlare in veneto, mentre altri che non ci sono nati, ma vi risiedono da anni, lo parlano benissimo. Cercando di spiegarmi meglio, parlare il veneto è certamente importante, ma a mio parere un territorio di uno Stato, anche per sole ragioni economiche e fiscali (come potrebbe essere il caso della Baviera in Germania) ha diritto di secedere a prescindere che la lingua parlata sia la stessa.