di COSTANTINO de BLASI
Alla fine anche Renzi cede all’evidenza e dichiara “non siamo nelle condizioni di confermare quel percorso virtuoso che avevamo immaginato”. Il percorso virtuoso immaginato ovviamente riguardava l’economia ma la politica economica non si fa con l’immaginazione. Sin dagli esordi del governo gli osservatori più attenti e indipendenti avevano evidenziato che il percorso tutto slide e twit del giovane premier non avrebbe risolto alcuno dei problemi dell’economia italiana; i cosiddetti 80 euro (56 in realtà, non smetteremo di ricordarlo) non potevano rimettere in moto i consumi interni né rilanciare percorsi virtuosi. Avevamo sperato che Cottarelli, commissario alla revisione della spesa, producesse qualche risultato diverso dai suoi predecessori, ma anche lui sembra rassegnarsi all’ineluttabilità di una spesa che contrariamente al prodotto interno lordo sembra solo poter crescere. Scrive sul suo blog Cottarelli ” una situazione paradossale in cui la revisione della spesa (futura) viene utilizzata per facilitare l’introduzione di nuove spese.”
Insomma dinamica del pil stagnate, spesa pubblica in aumento, disoccupazione ai massimi storici e una manovra correttiva in arrivo, quindi altre tasse, che ora si misura nell’ordine dei 20 miliardi. Nulla di nuovo.
Dopo oltre 120 giorni l’unica innovazione che si è vista è stata nello stile della comunicazione ma non nei contenuti. Le promesse non sono una novità. Altri premier avevano basato tutta la loro azione sui proclami e sulle bugie sperando che “l’effetto fiducia” mettesse in moto chissà quale circolo virtuoso. Fra Berlusconi, quello dei ristoranti pieni in piena crisi del debito pubblico, e Renzi le somiglianze aumentano sinistramente e le differenze si riducono. Berlusconi era quello del farò (e non faceva mai) e pronunciava google così come si scrive, con due “o”; Renzi è quello del farei (e non sta facendo niente) che dice Meucci wasn’t able to use the copyright. Renzi usa i social network per affascinare i giovani con la stessa padronanza con cui Montanelli usava la mitica Lettera 22; very friendly diremmo. Berlusconi usava le sue tv, e quelle pubbliche, come Mike Buongiorno usava i quiz per entrare nelle case italiane. Berlusconi si circondava di giovani ministre dal curriculum incerto; Renzi si è circondato di giovani ministre dal curriculum in formazione. Work in progress.
Così, mentre il Paese va a rotoli e la frequenza delle aziende che quotidianamente falliscono non diminuisce, non ci resta che fare una domanda al premier: presidente Renzi, come si pronuncia google?