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Renzi pensava fosse #lavoltabuona. ma s’è bollito da solo

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renzibollitodi FABRIZIO DAL COL

E’ già trascorso un anno dal giorno in cui Renzi si è insediato alla presidenza del consiglio. Un anno che non ha lasciato un vero segno positivo sul suo operato, dove lo ha visto impegnarsi prioritariamente sulla comunicazione all’estero, per poter raccogliere indirettamente un forte consenso interno a scapito della mancata sostanza dei fatti.

Dopo aver aperto una marea di fronti, per conseguire quel cambiamento promesso di cui però non si è ancora visto traccia, Renzi si è imposto con il suo governo per la modifica di leggi costituzionali. Così, si è fatto  convinto da solo, che le imposizioni politiche di carattere ricattatorio funzionino molto bene, e che tali leggi costituzionali ora siano diventate facili da approvare. In sintesi, visti fin qui i fatti conseguiti, Renzi non ha ancora prodotto nulla di concreto per gli italiani, e dati alla mano, nemmeno può fregiarsi del fallito provvedimento adottato con gli 80 €, che ora nessun politico Pd osa oggi più menzionare. Con le riforme costituzionali di cui sopra, così tanto sponsorizzate dalla Ue e dai mercati finanziari, il premier oggi pensa di ottenere quei risultati politici, a lui necessari per spacciarsi come l’unico ‘Statista Italiano’ capace di cambiare veramente l’Italia. Alla luce di quanto sopra, ora gli rimane scoperto l’impegno preso con la troika per la fine di marzo, ovvero quello di mettere in atto i tagli e i provvedimenti promessi, per essere  così sicuro di poter continuare a galleggiare fino al 2018. Ma torniamo ora alla modifica delle leggi costituzionali, tre su tutte, ovvero quelle che il premier ha sostenuto essere veramente necessarie al vero grande cambiamento dell’Italia: 1) quella elettorale, come tutte quelle precedenti, si è già dimostrata inutile e dannosa per i cittadini, ma utile alla politica per continuare a sopravvivere, per cui finirà che non sosterrà nessun cambiamento; 2) quella sull’abolizione delle province, che sarebbe stata invece utile per i cittadini e utile a anche a risparmiare sulle finanze statali, siccome interessa molto alla politica, finirà col diventare un ‘ente inutile’ a ricollocare i trombati di partito, quindi non avvierà nessun vero cambiamento; 3) L’abolizione del Senato, che doveva vedere la sua totale cancellazione, è rimasto li anche quello, e poco importa che sia diventato una istituzione declassata dei suoi poteri, quello che serviva veramente alla politica era mantenere il contenitore e i suo costi, per poter poi ricollocare i relativi politici di partito. Quindi, anche in questo caso, si tratta di una modifica che non produrrà nessun cambiamento.

Detto questo, ciò che accomuna queste tre riforme costituzionali, è la loro trasformazione in enti inutili e molto costosi, ovvero in quegli stessi enti inutili, che avevano tanto promesso di cancellare, e che ancora oggi il premier ha ripetuto di voler tagliare: “Superare il bicameralismo paritario, ridurre i poteri delle regioni e semplificare il rapporto tra centro e autonomie, eliminare gli enti inutili”. In sostanza, Renzi si sta bollendo da solo e le tre sopra citate riforme, che tanto avevano fatto imbestialire gli italiani, molto presto gli si ritorceranno contro, soprattutto quando si vedrà come sono state artatamente manipolate, per rimanere li intatte a garantire i partiti e i loro politici, e anche a mantenere la loro relativa montagna di costi che continueranno a ricadere sul gobbo dei cittadini.

La Costituzione non è stata ancora cambiata, ma Renzi, ne parla come se fosse già in vigore un’altra Carta: “Ci siamo. Martedì andiamo alla camera con il voto finale della seconda lettura. Puntiamo al referendum finale (perché per noi decidono i cittadini, con buona pace di chi ci accusa di atteggiamento autoritario: la sovranità appartiene al popolo e sarà il popolo a decidere se la nostra riforma va bene o no. Il popolo, nessun altro, dirà se i parlamentari hanno fatto un buon lavoro o no)”. Quello che vedremo invece a Montecitorio è solo il voto finale della prima deliberazione (dopo la lettura al Senato nell’agosto 2014).

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