di REDAZIONE
- Campagna di crowfounding per restaurare il meraviglioso organo a canne della Chiesa che si dedica a sostenere chi si dedica a diffondere la libertà
Il viaggiatore che da Arezzo e da Figline Valdarno, percorrendo la Strada Regionale 69 in direzione Firenze, arriva nell’abitato di Incisa e svolta a sinistra imboccando via San Francesco D’Assisi, è accolto da un imponente porticato in pietra serena della fine del Cinquecento, che cinge il prospetto della chiesa dei Santi Cosma e Damiano, detta comunemente il Vivaio, con annesso l’antico convento dei Frati Francescani.
La bellezza del luogo rende ragione del perché, probabilmente già alla fine del Duecento, qui esistesse un oratorio dedicato alla Madonna, e un piccolo monastero femminile agostiniano. Nel 1510 l’antica chiesetta passò in possesso agli Osservanti francescani di San Bernardino, che il 6 gennaio 1516 ospitarono niente meno che Papa Leone X De’ Medici, in viaggio tra Roma e Firenze, e chiesero a lui il permesso di costruire un nuovo convento e una nuova chiesa. Il pontefice lo concesse ma volle che il nuovo edificio fosse dedicato ai Santi Cosma e Damiano, patroni della famiglia fiorentina. Il 28 gennaio del 1538 la chiesa venne consacrata e nel corso dei secoli successivi a più riprese ingrandita e abbellita fino a farne il monumento straordinario che è oggi.
Era stato durante la prima metà del Settecento, comunque, che la chiesa aveva conosciuto le trasformazioni più importanti, cominciate nel 1707 con la costruzione di un monumentale Organo e della sua cantoria di legno intagliato e dorato, posto sopra il portale d’ingresso. La realizzazione dello strumento fu affidata al celebre organaro romano Lorenzo Testa. La cassa e la cantoria furono intagliate rispettivamente da Giovanni Vernaccini di Firenze e da Arcangelo da San Jacopo. Il complesso ligneo fu poi dorato da Giovanni Gualberto Farinacei. Nel 1828 venne affidato il restauro e l’ampliamento dell’organo a Giacobbe Maria Paoli di Campi Bisenzio, che realizzò una nuova tastiera e aggiunse numerosi registri. Un nuovo intervento di restauro all’organo è poi documentato esattamente cento anni dopo, nel 1928.
Negli anni 2007 – 2010, la chiesa del Vivaio è stata ancora oggetto di un importantissimo intervento di restauro e consolidamento strutturale, che, ha coinvolto una molteplicità di istituzioni e ditte specializzate. Per questo oggi la chiesa è a ragione annoverata tra gli edifici di culto più belli e artisticamente rilevanti della Diocesi di Fiesole. Sempre in quegli anni era stato previsto il restauro completo dell’organo e della cantoria, e ne era stato affidato il progetto alla ditta organara Mascioni di Cuvio (Varese), senza dubbio una delle più prestigiose e professionali d’Italia. Gli ingentissimi costi dei lavori della chiesa non permisero allora di realizzare il progetto.
Risuonavano potentemente, tuttavia, nei cuori dei fedeli incisani, parole come quelle fissate anche nei documenti del tanto discusso Concilio Vaticano II: “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l’organo a canne, strumento musicale tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere un notevole splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti” (Sacrosanctum Concilium, 120).
E’ per questo motivo che oggi, a distanza di circa quindici anni e a completamento di quei grandi lavori di restauro, il progetto riguardante il ripristino dell’organo è stato ripreso e approvato dall’Ufficio per i Beni Culturali della Diocesi.
L’organo attuale, come già accento, ha visto più fasi di costruzione e rifacimenti tra gli inizi del Settecento e le prime decadi dell’Ottocento. Fu un’epoca nella quale i Granduchi di Toscana erano direttamente imparentati con l’Impero d’Austria, e lo stile tardo barocco della chiesa, così chiara e luminosa, è prova di questo legame.
Possiamo pensare a un filo rosso che lega la tradizione cattolica, fondata sulla teologia di San Tommaso D’Aquino e degli Scolastici successivi (tradizione intorno alla quale la splendida chiesa del Vivaio e il suo organo monumentale sono armonicamente costruiti), con l’Impero degli Asburgo-Lorena, in seno al quale è nata e si è sviluppata la Scuola Austriaca di Economia di Menger, Böhm-Bawerk, Mises, Hayek, e molti altri.
Dalle idee di questa scuola economica, nella quale la legge naturale e i principi della logica aristotelica e tomista si incontrano con il libero mercato e con l’agire individuale, sorge oggi la tecnologia che sta alla base del funzionamento di Bitcoin.
Per onorare questo legame ideale fra la bimillenaria Tradizione cattolica, l’Impero Asburgico e la scuola economica austriaca, la chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Incisa Valdarno ha deciso di porre fiducia nella bontà e nelle potenzialità di Bitcoin, forma di riserva di valore e mezzo di scambio costitutivamente migliore dell’oro, capace di difendere i diritti fondamentali alla proprietà e alla libertà individuale.
Pioniera, se non forse prima e unica in Italia, la chiesa del Vivaio intende quindi adottare Bitcoin come moneta, al pari dell’Euro e delle altre valute tradizionali, dotandosi dei mezzi tecnologici necessari affinché la cosiddetta “regina delle cripto” possa essere qui utilizzata come forma di pagamento e donazione.
PER SOSTENERE L’INIZIATIVA scrivere a nepiriccardo@gmail.com
OPPURE ENTRA NELLA PIATTAFORMA DI CROWFOUNDING: https://www.eppela.com/projects/11467