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Ricordate il “metodo cinese”? Per gli anticapitalisti è un esempio anche in campo climatico

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di PIETRO AGRIESTI

Ormai nel nome della lotta al cambiamento climatico si può dire qualsiasi bestialità. Sul “TIME” può tranquillamente uscire un articolo che sostiene che per affrontare il cambiamento climatico dovremmo diventare meno capitalisti e più simili alla Cina.

Le questioni legate al cambiamento climatico vengono semplicemente usate da anticapitalisti e comunisti per ripresentare sotto questa veste le stesse idee e le stesse proposte che avrebbero a prescindere.

In questo articolo, ad esempio, l’autore non è nemmeno andato a vedere come funziona davvero il sistema cinese e che record ha in materia di politiche energetiche. In Cina si costruiscono tante rinnovabili, esattamente come nella Russia di Stalin si costruivano tanti carri armati, perché così viene imposto arbitrariamente dall’alto.

Il settore dell’energia in Cina è sostanzialmente in mano allo Stato, cioè al partito comunista cinese, e risponde alle direttive politiche del presidente/segretario generale del partito, punto e basta. Ecco perché costruisce tante rinnovabili, perché qualsiasi altro elemento di realtà, sostenibilità economica, bisogno o desiderio dei cittadini, possibili conseguenze negative, etc.. viene ignorato.

L’apparato burocratico segue e impone in modo demenziale le direttive a prescindere da tutto, andando incontro a periodici disastri, che sarebbero buffi e divertenti, se non fossero reali e non colpissero persone in carne ed ossa. Come oggi costruisce pannelli solari o auto elettriche domani con lo stesso ritmo sostenuto e lo stesso “successo” potrebbe produrre formaggini o scopettini da cesso se così dovesse essere comandato.

Ovviamente il “successo” di questo sistema sta solo nella capacità di rispettare almeno formalmente le direttive, per il resto gestire così un’economia non funziona, anzi è assolutamente disastroso. E la sola idea che questo sistema possa essere proposto come la soluzione di qualcosa, qualsiasi cosa, è completamente idiota. L’unica cosa positiva che si può dire del sistema cinese odierno è che è effettivamente infinitamente meglio di quello che era ai tempi di Mao, perché rispetto al pieno maoismo Den Xiaoping ha fatto delle riforme relativamente di mercato, migliorando enormemente la situazione (ma Xi Jinping ha invertito la rotta).

Ma il problema è a monte dell’autore dell’articolo. Come mai l’articolo è stato accettato? Questa è la domanda. Come mai una tesi evidentemente folle viene pubblicata, da un giornale mainstream, come fosse normale?

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