di FABRIZIO DAL COL
Fine dei giochi. L’Italia è alla deriva, ma lor signori ancora si ostinano a voler curare un “malato terminale” con l’aspirina. Insistono a parlare di riforme strutturali, di voler cambiare il paese, di modernizzarlo, di cancellare la burocrazia, ma lo vogliono fare “manu militari” ovvero attraverso risorse finanziarie prelevate forzosamente dai risparmi dei cittadini. Anche questo governo, come i precedenti, ora vuole mettere le mani nella Cassa depositi e prestiti, ovvero in quei risparmi degli italiani che sono depositati presso le Poste. Quindi, se le volontà politiche si dimostreranno essere queste, per logica conseguenza significa che le ultime risorse finanziarie degli italiani saranno destinate a finire nel pozzo di “San Patrizio”, che non è certamente quella espressione che indica una riserva misteriosa e sconfinata di ricchezze, bensì la necessità di continuare a mantenere l’assistenzialismo straccione di cui non si vede mai la fine.
Veniamo allora al punto. Far ripartire l’Italia in queste condizioni è solo follia, perché significherebbe “costruire una catastrofe “; quindi le domande che sorgono spontanee sono: per quale ragione si è scelto questa strada? Si vuole continuare a mantenere l’assistenzialismo di cui sopra? Si vuole mantenere questo stato centralistico senza volerlo trasformare in vera repubblica federale? Si vuole mantenere l’attuale impianto unitario per continuare a mungere la gente? Le risposte a queste domande le dovrebbero dare i politici, ma siccome il loro obbiettivo è quello di rimanere in sella il più a lungo possibile, preferiscono invece non rispondere nella sostanza, continuando però a pontificare su tutto.
Detto ciò, va ricordato che la Spagna e la Grecia, fino a poco tempo fa ridotte in cattive acque, furono costrette a chiedere aiuto all’Europa, mentre per loro oggi le acque sembrano più limpide di allora. Ma per avere quell’aiuto hanno dovuto rinunciare a tutte le loro sovranità, e oggi quei due Paesi sono nelle mani della Troika che li governa a suo piacimento. L’Italia invece, da incapaci totali quali sono i nostri politici, senza aver chiesto aiuti all’Europa, rischia ugualmente di avere la Troika in casa e di finire pure commissariata. Verrebbe almeno da chiedersi il perché, ma sarebbe inutile, visto che è del tutto evidente che nessuno degli stati europei vuole rischiare di saltare per aria a causa dell’Italia che non vuole fare le riforme. La politica italiana si comporta come Ponzio Pilato e, non volendo assumersi la responsabilità di procedere con le riforme, preferisce che la Troika si sostituisca al Parlamento, sperando di rimanere ancora ancora in pista quando Ue, Bce e Fmi avranno compiuto il lavoro di risanamento lacrime e sangue.
Dopo le balle sulla ripresa dell’Italia rifilate ai cittadinida Berlusconi, Monti, Letta e adesso Renzi, oggi è facile pensare che l’Italia sia invece arrivata al capolinea e che non possa più farcela. Infatti il premier Renzi lo sta dicendo in tutti i suoi interventi: “o il Paese lo cambiamo noi o non lo può più cambiare nessuno” che, traducendo dal politichese, significa che gli italiani e la società civile non sono in grado di farlo. Nella sostanza, piuttosto di assumersi le loro responsabilità e attuare un progetto di cambiamento totale del Paese, i politici, tutti d’accordo, hanno deciso di defilarsi e di lasciare il lavoro sporco in altre mani. Insomma si mettono in “aspettativa” e lasciano che la Troika faccia quello che loro non hanno voluto e/o saputo fare, per riprendersi poi le redini del Paese quando gli altri avranno spolpato definitivamente ciò che ancora rimane.
Concludendo, la Repubblica italiana non c’è più, e se la Troika interverrà al posto della politica italiana, non ci sarà nemmeno più la speranza di poter mantenere la sovranità popolare. L’Italia, che è un Paese fondatore dell’Europa, rischia così di diventare il grimaldello vincente della Ue, la quale potrà continuare ad allargarsi per costituire l’Europa politica voluta dalle burocrazie e dalla finanza.