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Riscaldamento, un problema sentito e che lo Stato ha creato

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di CLAUDIO MARTINOTTI DORIA

Tra i vari rilievi che sto facendo negli ultimi mesi, abituato come sono a condurre metodiche ricerche on line per tastare il polso della situazione sociale italiana (e non solo), ho notato un diffuso comportamento, un caratteristico fenomeno sociale, che fornisce un quadro significativo delle aspettative degli italiani, almeno di una cospicua parte di loro.

Premetto che da tempo, direi da oltre un anno, coloro che hanno una casa in campagna hanno fatto scorta di legna da ardere e coloro che non disponevano di una stufa a legna, si sono fatti installare una canna fumaria per poterla comprare e inserire. L’Ho potuto rilevare sia parlando e interagendo con impresari edili e sia con fornitori di legna da ardere, che ne stanno vendendo in quantità industriali, senza riuscire ad accontentare tutti, perché la domanda è superiore all’offerta, anche se ovviamente dipende da zona a zona.

Coloro che abitano in città o che non possono spendere per installare una canna fumaria e una stufa a legna ad alta efficienza o almeno di media qualità, ho notato che optano per una stufa a combustibile liquido tipo Zibro. A parte l’incremento di vendita di tali stufe, il rilievo che fornisce conferma a questo fenomeno socioeconomico in corso è fornito da due elementi da me rilevati da assidue e accurate ricerche on line.

In primo luogo il combustibile liquido di buona qualità (ma in genere tutto quanto) è praticamente raddoppiato di prezzo in un anno. Io ne avevo fatto scorta all’inizio delle scorso autunno pagandolo all’incirca 2 euro al litro (l’avevo comprato con un modesto sconto sul prezzo abituale), ora non lo si trova a meno di 3,5 euro al litro con punte fino a 5 euro/lt.

In secondo luogo la maggioranza dei venditori online di questi prodotti li danno per esauriti, anche a questi prezzi. Fenomeno mai avvenuto in precedenza, lo si è sempre trovato in abbondanza, soprattutto in estate come siamo ora, che manca un mese abbondante ai primi freddi autunnali.

Cosa potrebbe significare, se non il timore da parte di una cospicua parte della società italiana, che possa venire a mancare il gas per riscaldarsi durante la stagione fredda? E se anche non dovesse mancare, facendo i conti della serva, anche un soggetto non particolarmente dotato nei calcoli, si sta rendendo conto che a questi ritmi di aumento delle bollette, il prossimo inverno potrebbe pagare sei o sette volte di più il riscaldamento, per cui il combustibile liquido, sebbene a questi pressi non certo modici, potrebbe convenire di più rispetto al gas metano. Soprattutto se ci si limita a sfruttare e scaldare solo una o due stanze dell’abitazione.

Molti che si sono avvicinati per la prima volta a queste modalità di riscaldamento probabilmente non sanno che ci sono diversi disagi nell’uso (come dover ricaricare il serbatoio incorporato ed estraibile nella stufa) e occorre adottare alcuni accorgimenti essenziali, come il ricambio dell’aria, perché per quanto il combustibile possa essere raffinato e inodore (dichiarato ma non garantito), se non si ricambia l’aria frequentemente potrebbe causare malesseri per via degli idrocarburi aromatici emessi durante la combustione.

Tale fenomeno sopra descritto denota che molti italiani hanno finalmente capito che non si possono fidare dello Stato. Non ci si può rivolgere a coloro che sono la causa primaria dei problemi, che li hanno creati e/o aggravati, illudendosi che possano risolverli. Li dobbiamo affrontare e risolvere in prima persona o in gruppo, possibilmente tra persone con comuni intenti e affinità, che amino la libertà e l’autonomia, magari creando gruppi di acquisto per strappare prezzi più bassi. L’obiettivo primario di fronte allo sfacelo provocato dai parassiti istituzionali deve essere il conseguimento dell’autosufficienza a tutti i livelli.

Non è solo aneddotica l’affermazione che indica che la politica la si fa anche nello scegliere come spendere i nostri soldi, a chi darli e a chi no e anche la tempistica ha la sua importanza, in quanto chi si muove in ritardo è sempre penalizzato. E’ una realtà oggettiva. Preoccuparsi solo all’ultimo momento è da irresponsabili. E molti italiani non lo sono.

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