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Europei e olimpiadi: forza safilo, abbasso italia!

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di CARLO MELINA

Chissà per quale squadra tiferanno ai prossimi europei di calcio i 1000 operai della Safilo degli stabilimenti di Padova, Santa Maria di Sala, Martignacco e Longarone, che rischiano il posto, dopo che Armani ha ritirato i contratti che pesano per il 20% del fatturato dell’azienda veneta? Immagino per la stessa squadra per cui tiferò io: ciascuna squadra che giocherà contro gli azzurri, a partire dall’Irlanda, cui mi lega, più che la somiglianza della bandiera col tricolore della repubblica Cisaplina, un personale rispetto: quello che si deve a ogni popolo che ha combattuto contro l’invasore, peraltro vincendo (seppure a metà).

Chissà cosa penseranno i 1000 dipendenti della Safilo quando gli atleti italiani saliranno sul podio a Londra 2012, indossando le divise create da Armani, e canteranno l’inno di Mameli, che lo stesso stilista milanese gli ha fatto cucire addosso in caratteri color oro (sobretà!)? Chissà se si sentiranno rappresentati da quello straccio sventolante, tricolore, massonico, che sale al cielo sopra al podio, specie ricordando le parole del presidente del Coni Gianni Petrucci (128.000 euro all’anno): “scegliendo Giorgio Armani, abbiamo già vinto la medaglia dell’eleganza. Noi siamo presuntuosi e certamente saremo i più eleganti”?

Chissà se guferanno insieme a noi de L’indipendenza, o se applaudiranno compiaciuti le imprese degli atleti azzurri, che indosseranno, come da comunicato stampa “capi sportivi e formali firmati EA7 Emporio Armani in ogni momento della giornata e nelle occasioni ufficiali per tutta la durata della manifestazione – Il kit consegnato a ciascun atleta è un guardaroba modulare completo di trolley e valigia, che include tuta di rappresentanza dall’allacciatura asimmetrica, giubbotto di nylon, bermuda, pantaloni, magliette, nonché scarpe da running e da training realizzate con l’innovativa tecnologia C-Cube che garantisce massimo comfort e risposta reattiva in ogni situazione?

Chissà se, appese le scarpe antinfortunistiche al chiodo, anche loro si sentiranno eleganti, pur non potendo permettersi giacche e felpe con la strofa iniziale dell’inno di Mameli sul colletto? Capi del genere, come commenta l’eterno presidente del CONI, rendono un po’ tutti orgogliosi, perché “rappresentano la bellezza di questo Paese”. Anche se, almeno a chi scrive, non testimoniano altro che la dabbenaggine di una casta odiosa, che sulla menzogna unitaria ha costruito i propri privilegi. E che ora meriterebbe – non solo per mano dei dipendenti dalla Safilo, che a Petrucci pagano lo stipendio – di essere pensionata anzitutto da un grido liberatorio: “Abbasso Italia!” Perché, come diceva Samuel Johnson , “il patriottismo è l’ultimo rifugio dei mascalzoni”.

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6 COMMENTS

  1. La vicenda Safilo non è così semplice e non vanno confuse le varie situazioni, una cosa deve essere chiara, Armani se ha preso la decisione di spostare da Safilo a Luxottica il suo marchio lo ha fatto ben sapendo delle ricadute occupazionali. Lo stabilimento Safilo di Longarone (il più grande e con 550 esuberi dichiarati) dista dagli stabilimenti di Luxottica di Sedico meno di 30 km, molti pensano che se si sono spostate le produzioni si possono spostare anche i lavoratori, purtroppo non sarà così. Questa operazione è a somma molto positiva per le stockoptions dei manager Armani e Luxottica ma negativa per l’occupazione italiana. Tutto questo porterà con molta probabbilità molto più lavoro, che prima si faceva in Italia, in Cina. Io tiferò Italia e a Petrucci sarebbe da chiedere se quelle divise sono Made in Italy, spero che oltre a riportare l’etichetta Made in Italy siano anche fatte in Italia. Almeno quello.

  2. Mi dispiace ma questo articolo l’ho trovato un po’ superficiale.
    Mancano infatti due particolari di non secondaria importanza: i guai di Safilo iniziano ben prima di quest’anno (vi ricorda nulla il travagliato passaggio di proprietà al fondo olandese nel 2009?) e la scelta di Armani di ritornare a concedere la licenza a Luxottica (quindi mica tanto lontano…) è dettata esclusivamente da pure logiche di mercato, quindi non vedo dove sia il problema!

    Credo ci siano infiniti motivi ben più seri di questo per criticare questo stato (minuscolo volontario) vergognosamente LADRO.

  3. Mi no faso sport, ma strinpèo co un grupo in volta. Me xe capità situasion ke dovarìa aver sonà co’l palco tuto infioketà de tricolera, feste de Stato o ocaxion dove sindaci o asesori voéva farse bei. Sò sta caxa savendo de perderme anca i skei…e I me gavarìa anca pagà meyo del soito. Soi furbo? Gnanca na ssçianta, ma almanco dormo tranquìo sensa sensi de colpa.

  4. Quando in campo ci sono gli atleti itagliani tutti si riscoprono italioti e cantano l’inno…….anche molti insospettabili…….
    Nessuno che prende mai una posizione netta o contraria,perchè guai gufare la nazionale,non si può….è sacra,è un simbolo unitario…
    Io personalmente tiferò Irlanda,con tutto il cuore…..e nessuno me lo impedirà…..amo la loro terra in ogni senso e amo i coglioni che hanno a dispetto di noi…..
    Poi alla guida c’è il Lombardo Trapattoni…

  5. Gli atleti italiani all’estero, se salgono sul podio, sono attualmente l’unico fiore dell’occhiello o attrazione della nostra nazione. Servono al governo, come d’altronde il calcio, a distrarre non solo il cittadino italiano, ma anche tutte le altre nazioni europee di quanto stà succedendo in Italy.

    Chiaramente sport è sporte in Italia è l’abito che fà il monaco, anche se dentro c’è del marcio nero, ma francamente, attualmente, io non me la sento di dover rappresentare una nazione che stà andando a catafascio e pieno di corruzione, giochi di potere di stampo mafioso, criminalità ecc. come stà succedendo attualmente qui da noi

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