Alex Salmond passerà alla storia, nonostante la sconfitta subita, per aver portato, nel 2014, gli scozzesi al referendum per l’indipendenza dall’Inghilterra. Dopo essere stato sostituito al vertice dello Scottish National Party dalla Sturgeon, e dopo un lungo periodo di silenzio, eccolo riapparire con un’idea forte, che s’è presa la prima pagina di molti giornali.
Ha detto che anche se il referendum è stata la sua opzione preferita, oggi, ottenendo la maggioranza nel Parlamento scozzese, alle prossime elezioni del 2016, si potrebbe raggiungere ugualmente l’obbiettivo tanto agognato dal suo partito. Le osservazioni di Salmond, riprendono quelle dell’ex vice capo, Jim Sillars, che ha sostenuto che la maggioranza per l’SNP alle elezioni scozzesi del 2016, sarebbe sufficiente a dichiarare l’indipendenza. Insomma, una specie di via catalana in salsa Edimburghese.
Non c’è proprio voglia, dalle parti delle Highlands, di attendere una generazione – come affermato dalla Sturgeon – per diventare indipendenti. Ha detto Sillars: “L’indipendenza è un progetto politico che rimane all’ordine del giorno ora”. Da qui, l’uscita di Salmond:”Il percorso referendario è sempre stata una mia prima scelta, una mia scelta politica. Ho pensato che fosse il modo giusto di procedere, ma, naturalmente, ci sono tutta una serie di modi Scozia per poter migliorare la propria posizione nel perseguimento dell’indipendenza”. Ancora: “Esiste una via parlamentare all’indipendenza, in cui le persone possono fare sentire forte la propria voce. Un referendum è solo uno di una serie di percorsi”.
Salmond ha, dunque, sposato le tesi di Sillars: “Si tratta di un punto di vista condivisibile e realista, fa parte di quel cambiamento di opinione generazionale a cui assistiamo in Scozia. Tutto dipende, nelle scelte, da quanto velocemente si ottiene il risultato”. Infine Salmond ha rassicurato che non ha alcuna intenzione di farsi eleggere alla Camera dei Lord: “La mia politica – ha concluso – è quella di abolire la Camera dei Lord”.
Han fatto il referendum. Anche nel male deve rispettare il volere degli scozzesi. Poche cavolate di democrazia rappresentativa. Altrimenti si rovina loppurtunità per le generazioni future di rifare referendum se tanto non valgono.