“Sulla tenuta dei conti io continuo ad affermare che ci sarà. Noi stiamo esaminando con molto dettaglio tutte le voci di spesa, questo ci permetterà di disinnescare le clausole di salvaguardia e quindi di impedire che quegli aumenti di tasse, che scatterebbero ove non ci fossero i tagli di spesa, effettivamente si realizzino. Il compito è difficile, ma non sono preoccupato che non si possa raggiungere l’obiettivo”. Leggendo queste parole del ministro dell’Economia Padoan ci sarebbe da ridere se non si stesse parlando dell’ennesima randellata fiscale che incombe sui pagatori di tasse alla voce “clausola di salvaguardia”.
Nei giorni scorsi era stata la Corte dei conti a sollevare dubbi sulla possibilità di evitare gli aumenti di Iva che scatterebbero nel 2016 e nel 2017 qualora non fossero raggiunti gli obiettivi della spending review, sulla quale, come ho più volte sottolineato io stesso, il governo ha fatto finora praticamente solo chiacchiere.
Ancorché le motivazioni addotte dalla Corte dei conti siano ben diverse dalle mie (a parere della Corte le voci di spesa “realisticamente aggredibili” sono limitate, mentre a mio parere si tratta solo di avere la volontà politica di passare dalle parole ai fatti, così come si è sempre fatto quando si trattava di aumentare le tasse), condivido che non possa non “destare preoccupazione il continuo rinvio al futuro di ulteriori tagli di spesa al momento sostituiti da clausole di salvaguardia”.
Consistenti, appunto, in nuovi aumenti dell’Iva. Si parla di 16 miliardi nel 2016 e oltre 23 miliardi nel 2017: non sono spiccioli.
Eppure Padoan ostenta sicurezza e ci comunica che stanno “esaminando con molto dettaglio tutte le voci di spesa”. Considerando che negli ultimi anni si sono succeduti diversi commissari alla spending review e che ognuno di essi (l’ultimo in ordine di tempo è stato Carlo Cottarelli) ha preparato per i governi in carica dossier dettagliati (ancorché ignoti ai cittadini) sulle voci tagliabili, l’idea di dover ancora esaminare tutte le voci di spesa “con molto dettaglio” francamente è inaccettabile.
Credo che Renzi e Padoan contino sui risparmi di spesa per interessi (dovuti alla monetizzazione della Bce, non certo alle “riforme” come vanno dicendo Renzi e Padoan) per ridimensionare e rinviare il più possibile i tagli, adottando in buona sostanza la stessa tattica fallimentare del primo decennio dell’euro.
Checché ne dica Padoan, tutto ciò è preoccupante per i pagatori di tasse. La vera salvaguardia è per i consumatori di tasse.
Il governo per pura genuflessione verso l’unione tossica europea, e per meri fini propagandistico-elettorali, ha messo il carro davanti ai buoi.
Ha fatto promesse senza rete, per pura spavalderia e temerarietà.
Un buon amministratore non fa, di solito, cazzate del genere.
A meno che non siano altri a pagare il conto , rimanendo esso del tutto impunito.
Ecco come gira questo governo.
Da amministratore irresponsabile, in malafede e impunito.