di FRANCESCO BORGONOVO
Un sondaggio di Nando Pagnoncelli appena pubblicato dal Corriere della Sera spiega che il secondo leader politico di cui gli italiani si fidano di più, dopo Renzi, è Matteo Salvini. Il dato è notevole: 28% di consensi. E in effetti il momento è più che propizio, per il segretario della Lega Nord. Anche il suo partito cresce. Un altro sondaggio, realizzato da Demoskopea per Otto e mezzo, quota il Carroccio al 9%. Una cifra incredibile, se si pensa che nel febbraio scorso lo stesso istituto lo dava al 3,8%. Salvini sembra avere tutta l’intenzione di capitalizzare questo patrimonio. Nelle settimane passate aveva annunciato – anche a Libero – la nascita di una specie di «Lega del Sud», per coinvolgere i simpatizzanti da Roma in giù. Pure ieri, nel corso dell’intervista che segue, esprimeva la sue idee su una delle Regioni più disastrate d’Italia, la Sicilia: «Non voglio togliere l’autonomia alle Regioni che ce l’hanno. Il Trentino Alto Adige, la Valle d’Aosta e pure la Sicilia. Ai siciliani direi può che userei i soldi in maniera diversa. Adesso vengono utilizzati solo per assistere. Io invece li utilizzerei per produrre. Certo, se servisse lascerei anche a casa qualcuno dei dipe ndenti in eccesso. Ma prima di tutto farei in modo di consentire alla Regione di produrre. Per quanto riguarda la pesca e l’agricoltura, per dire, la Sicilia è tra le prime vittime di Bruxelles». Lo sguardo a Sud, dunque, resta. L’idea di «Lega dei popoli», invece, appare ormai superata. Salvini punta più in alto, e si è scelto un compito non facile: quello di ricostruire il centrodestra. Nel frattempo, gira come una trottola: va in Emilia – dove una consigliera leghista è appena stata schiaffeggiata in un campo rom – per sostenere la campagna elettorale. Girerà il Meridione e prosegue la battaglia contro Bruxelles. E, nei momenti liberi, va in tv. Come ieri, quando nel salotto di Lilli Gruber ha asfaltato Alessandra Moretti del Pd.
Salvini, si è parlato molto nei giorni scorsi di «Lega dei popoli» e di apertura a Sud. Ci dice quali sono i suoi obiettivi?
«Vogliamo avere la maggioranza in Italia, non mi interessa crescere di due punti percentuali. Noi ci stiamo preparando al futuro. Dopo Renzi non ci sarà il diluvio, ma la ricostruzione. Per questo stiamo ripensando tutto. L’idea della Lega dei popoli è nata prima delle elezioni, quando la Lega era al 4%. Ora c’è una scommessa più grande. La Lega Nord rimane la Lega Nord, sta qui e continua a crescere. Domani, fra l’altro, farò una conferenza stampa con Zaia e Maroni per parlare di questo disastro che è la manovra di Renzi. Da Roma in giù lanceremo un nuovo punto di riferimento per tutto il centrodestra, che non è necessariamente la Lega dei popoli».
Che struttura avrà?
«La struttura più veloce e agile possibile. Io ogni giorno ricevo centinaia di richieste da tutta Italia. Non penso che ci si debba rinchiudere nella forma partito. Preferisco individuare una serie di punti fondamentali: no all’immigrazione; no alle moschee; sì a un drastico taglio delle tasse per ridare fiato alle imprese. Non a caso il 13 dicembre abbiamo in programma un evento con l’inventore della Flat Tax, l’economista Alvin Rabushka (sostenitore dell’aliquota unica al 15%, ndr). E poi un no deciso a questa Europa, che è quella della sinistra. Dobbiamo riappropriarci della sovranità nazionale e monetaria. E non dimentichiamo i valori, su cui oggi il centrodestra viaggia in ordine sparso: la famiglia, la cittadinanza, lo Stato sociale…Non mi interessa un centrodestra che sia una sommatoria di Lega, Forza Italia, Ncd… Mi interessano i contenuti».
La Lega cresce, ma il suo consenso personale di più.
«A me le personalizzazioni non piacciono, le lascio a Renzi. E infatti mi inorgoglisce che la Lega stia crescendo. È vero che il mio consenso personale va anche oltre, intorno al 28% (addirittura il 33%, secondo gli esperti russi incontrati nel viaggio a Mosca, ndr)».
Potrebbe quindi nascere un soggetto politico nuovo incentrato sulla sua persona?
«Sì, potrebbe. Dove non c’è la Lega, attorno al segretario della Lega – che non è un passante – e attorno a quella “carta dei valori” di cui ho parlato prima, potrebbe nascere un nuovo soggetto, un’alternativa a Renzi. Del resto lo abbiamo visto da che parte sta il premier: sta con Confindustria, ha scelto i grandi. Noi scegliamo i piccoli».
In sostanza, pensa a un cartello elettorale.
«Non è un cartello elettorale. Anche perché le elezioni non so quando si faranno, dipende da Renzi, non da me. Il mio è un progetto culturale. Al centrodestra, adesso, manca una prospettiva. Eppure ci sono tanti intellettuali che possono contribuire. E approfitto anche di Libero per chiamarli a raccolta. Da Pietrangelo Buttafuoco a Massimo Fini. Anche quelli politicamente scorretti. Anzi, più scorretti sono e più ci piacciono. Il nostro obiettivo è sfidare Renzi, siamo un’alternativa moderna a questo centrosinistra».
E l’idea di Salvini che fa il sindaco di Milano mentre Giorgia Meloni prova a prendersi Roma?
«Io ho Milano nel cuore, è la mia città. Però se l’emergenza è nazionale credo che Milano possa aspettare, anche perché dal governo dipendono pure i destini della città. E Renzi nel frattempo ci sta impiccando».
Quale nome avrà questo nuovo soggetto?
«Sul nome stiamo lavorando, ci interessava di più elaborare i contenuti. Il mio nome potrebbe anche esserci, vedremo».
Come sono i rapporti con Fratelli d’Italia?
«I rapporti sono buoni. Il mio problema è quello di non scadere nella nostalgia, nei rimpianti di quello che è stato prima. Io voglio guardare al futuro, non al passato. Chi ci sta è con noi».
Anche CasaPound?
«Guardi, chi è d’accordo con i quattro o cinque princìpi che ho espresso prima, è il benvenuto. Ieri ho incontrato degli elettori di Pisapia che la pensavano come me, dunque… Noi spaziamo».
Apriamo il capitolo Berlusconi.
«Berlusconi pensa a una nuova edizione di Forza Italia, però il mondo è cambiato. Il popolo che non è di sinistra ha bisogno di idee chiare, anche a livello internazionale. Faccio qualche esempio. La Turchia deve entrare in Europa? Assolutamente no. L’islam? È un problema. Bruxelles? L’Europa di oggi è l’Unione Sovietica. Anche su questi temi bisogna avere una posizione chiara. Io sabato sarò a Pescara per partecipare a un convegno col professor Alberto Bagnai sul dopo-Euro. O ci leviamo da questa gabbia o soffochiamo».
Forza Italia può stare dentro al suo progetto?
«Io credo che ci stiano gli uomini e le donne di Forza Italia. Quelli che l’hanno votata. Penso che il nostro progetto politico piaccia anche a loro, che ci siano tante cose in comune. Per quanto riguarda Berlusconi, glielo chiederemo, vedremo… Ma il soggetto che lanciamo va al di là delle forze politiche esistenti. Ecco, quello che mi rifiuto di fare è di mettermi seduto a un tavolo a trattare con i vari Cicchitto, Casini, Alfano… Io non patteggio niente».
Mi pare che così ci si allontani dal centro.
«Qualcuno del centro andrà con la sinistra, ma non è una novità: la realtà è che sono già con la sinistra. Io credo ce ne siano anche altri che si riconoscono in una destra moderna. Destra liberale ma anche destra sociale. Questi decideranno: non si può tenere il piede in due scarpe».
Che differenza c’è tra il soggetto che ha in mente e la Casa delle libertà?
«La differenza è che noi riusciremo a concretizzare. La Cdl aveva un progetto buono, ma per mille motivi non è riuscita a portarlo a termine. Io penso che invece, in questo momento storico, sia possibile farlo. La situazione è cambiata. Lo vedo per esempio sui temi dell’autonomia e del federalismo. Dieci anni fa il Sud probabilmente non era pronto ad affrontarli. Ora invece c’è fermento, questi argomenti vengono discussi e approfonditi, c’è una sensibilità diversa».
A proposito di Sud. Circolano tanti nomi in questi giorni, per esempio quello di Adriana Poli Bortone.
«Le richieste ci arrivano da sindaci, consiglieri regionali… Certo, non mi interessa chi sale sul carro e si accoda per avere un posticino o una poltroncina. Cercheremo di fare un mix di esperienza e novità. Anche l’esperienza può riverlarsi utile e importante per questo soggetto politico che presenteremo il 24 novembre».
Lei si sta impegnando per le elezioni in Emilia Romagna, andrà al Sud: si dà da fare. Ma anche Flavio Tosi sta girando parecchio… Che ne pensa delle sue posizioni?
«Penso che tutte le energie positive servano. Se il suo progetto è allargare i confini della Lega… beh, è anche il mio».
In realtà non sembrano così coincidenti, i vostri progetti… Lei pare un po’ meno moderato.
«Sì, l’aggettivo che meno mi si addice è “moderato”. Ma credo che anche la borghesia, diciamo così, sia stanca di essere “moderata”. Ecco, diciamo che a dialogare con Passera proprio non mi ci vedo…».
FONTE: WWW.LIBEROQUOTIDIANO.IT
Ammazza che belle parole da Salvini.
Nemmeno una parola, almeno un accenno sull’indipendenza, almeno un ricordo degli ex obbiettivi federalismo, autonomia, sussidiarietà.
Io su un programma che pensa solo ai clandestini, che pure sono un problema, riduzione delle tasse che tanto non avverrà mai finchè esisterà l’itaglia, Euro si Euro no, alleati con i FRATELLI ITAGLIOTI, e i FORZA ITALIOTA…mi fa vomitare.
Che bella l’intervista a Salvini. Il peggior politico che potevano incontrare i veri indipendentisti. Forse è meglio togliere la parola “la voce degli indipendentisti” dal vostro logo. Non lo siete certo. E forse non lo siete mai stati.
Ma guardi che quella intervista non è nostra, l’abbiamo riportata da un altro giornale come spesso ci succede nella sezione “scelti per voi” perché ciascuno possa giudicare su quello che viene detto dal leader di un partito che all’articolo 1 del proprio statuto prevede ancora l’indipendenza della Padania, fino a prova contraria. Ma quando non si vuol capire…
Caro Gianluca, lo so che avete riportato un’intervista fatta a un altro giornale. Ma che c’azzecca con questa rivista? Allora mettete Renzi, Landini, che no so, perchè non la Camusso? Salvini ha cancellato per sempre quel poco ormai che c’era nella lega di indipendentismo. Voi non dovreste riportare interviste di uno che si allea con la Le Pen che gli indipendentisti bretoni li attaccherebbe a un palo. Non dovreste riportare interviste di uno che dice “ho più richieste al Sud che al Nord”. (che ci vada e veda di non tornare). Se proprio dovreste sparare ad alzo zero contro questo personaggio che rappresenta il peggio del peggio della vecchia politica. Quella del trasformismo che pur di prendere voti passa dal federalsmo, alla Padania, alla macro regione, all’abbasso i meridionali, poi no W i meridionali abbasso gli extracomunitari, w il Nord ma anche il Sud e le isole e se un giorno portranno votare w anche gli extracomunitari che d’altronde cosa non si farebbe per runa poltrona. Sbaglio? Salvini ci porterà dritti all’indipendenza? Si a quella del suo stipendio (che nemmeno si guadagna visto che va solo in europa perchè per prendere lo stipendio serve almeno qualche presenza). (20 anni e un sacco di soldi dati alla Lega mi sono bastati)
C’azzecca perché, e l’ho specificato, formalmente la Lega è ancora un partito indipendentista ma soprattutto molti suoi militanti ed elettori sono secessionisti, e quindi parliamo di qualcosa che, volenti o nolenti, sta nel nostro alveo. Quindi è giusto che ognuno – favorevole o contrario che sia – valuti quel che dice il segretario di questo partito. Fra parentesi, quello che dobbiamo fare noi lo decidiamo noi, punto. Poi lei è liberissimo di dissentire ed esprimere il suo dissenso e magari anche di farsi un sito a suo immagine e somiglianza
La Lega un partito indipendentista? Ok, come non detto.