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Salvini e berlusconi, se non è zuppa è pan bagnato

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di GIANLUCA MARCHI

salvini berlusconiMatteo Salvini che accetta il ticket con un vecchio arnese com’è ormai ridotto Silvio Berlusconi rappresenta forse una “sorpresa politica” rispetto alle scelte e al percorso della Lega Nord da quando l’altro Matteo è segretario federale? Solo per gli sprovveduti, a dire la verità. Quella che oggi viene presentata come una grande svolta, in realtà era da considerarsi l’approdo naturale per il leader del Carroccio, se realmente Salvini accarrezza il sogno di mettere le mani sul governo del Paese. Una Lega solitaria e di certo robusta elettoralmente era ed è l’opzione accarezzata da molti “nostalgici”, e anche dagli indipendentisti convinti e consapevoli ancora presenti nel movimento (ma in quanti sono rimasti ormai in grado di rispondere a tali caratteristiche?), ma rimane una prospettiva “fine a se stessa”, nel senso destinata a conquistare al movimento un consistente spazio di antagonismo al potere centrale, e però destinato a un’opposizione perpetua. Un ruolo, va poi considerato, in cui Salvini si sarebbe comunque trovato la concorrenza, probabilmente vincente, di Beppe Grillo e del Movimento 5 Stelle.

Una sorpresa che non è una sorpresa, dicevo all’inizio, in quanto figlia della trasformazione che Salvini ha imposto alla Lega in questo anno abbondante da quando ne ha assunto la leadership. Un cambiamento, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, che ha portato a relegare in soffitta alcuni elementi un tempo fondamentali nella storia della Lega, a cominciare dalla Padania, dalla sua indipendenza, dalla lotta allo Stato centralista e al Meridione clientelare e sprecone. In questo relativamente breve lasso di tempo l’altro Matteo ha puntato alla creazione di un movimento nazionale italiano, che inevitabilmente doveva quantomeno nascondere i fattori caratteristici del passato. Preso poi atto, dopo gli ultimi appuntamenti elettorali in vista dei quali il segretario federale si è molto speso soprattutto al Sud, che la conquista di quei territori non è così semplice rispetto a quanto qualcuno era portato a credere, a Salvini non restava che una scelta per dare uno sfogo a un movimento dove, nel corso del tempo, il perseguimento degli ideali ha lasciato via via il posto all’occupazione del potere e dove negli ultimi mesi sono saliti a bordo molti arnesi della politica votati esclusivamente alla gestione del potere.

In realtà il giovane segretario leghista non sta facendo nulla di sostanzialmente nuovo rispetto a quanto Umberto Bossi ha fatto dal 2000 in avanti, cioè dal momento in cui impose alla Lega (fregandosene dei dissensi) l’alleanza con Berlusconi. Rispetto al fondatore, tuttavia, l’attuale leader ha un consistente vantaggio, cioè lo spappolamento del centrodestra berlusconiano che mette la Lega in posizione di forza e non di subalternità, e ha immesso nel serbatoio due tipi di carburante che, nella sua visione, dovrebbero aiutarne l’ascesa al governo: aver smorzato le forzature nordista della Lega e aver trasformato in Bruxelles e nella Ue i veri nemici del futuro radioso per l’Italia, così come in passato erano invece Roma e lo Stato italico gli avversari del futuro radioso per la Padania libera e indipendente. Insomma, sposta il piano di battaglia verso istituzioni superiori e lontane dalla sua gente, che tenderà sempre meno a chiedergli conto dei risultati. Ma la sostanza è che si continua a fare alleanze politiche con chi quei nemici non li riconosce affatto, anzi…

Insomma, se non è zuppa e pan bagnato…

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2 COMMENTS

  1. Caro Direttore, permettimi qualche riflessione sul tuo pezzo.

    Il partito indipendentista della Catalogna non ha bisogno di aprire ai sostenitori della Spagna unita per fermare l’emorragia di voti. Il motivo è lapalissiano, la sua base elettorale “è” indipendentista, e quel partito esiste in quel modo e con quel programma per diretta conseguenza.

    Salvini invece di indipendentismo e secessione, come hai scritto, non parla più, e torna in testa ai sondaggi. Se fossi un leghista che si sente tradito mi domanderei se il responsabile è Salvini oppure se l’ideale di indipendenza della mia gente è solo un favoletta in cui credono quattro gatti.

    Poi mi farei un altra domanda ancor più delicata. Mi domanderei dove sono finite allora le “armate” della Lega dei duri e puri di quei bei tempi dove, almeno al Nord, erano in tantissimi a votarla, e perchè la Lega non si rivolge più a loro.

    Forse a questa domanda potrei rispondere che il vero obiettivo di quella Lega e di tantissimi che allora la votarono (al netto di qualche elettore folcloristico), era un bel posticino in qualche amministrazione pubblica e municipalizzata. Quindi farei un brevissimo fact checking e concluderei – Porca miseria, anche a quei tempi i leghisti di vertice facevano come Salvini adesso! -.

    Lasciamo stare. Bossi, Salvini, Berlusconi, Grillo, Fini, Bersani, quelli che c’erano e quelli che ci saranno, cercano sempre, ognuno con la sue abilità, di acchiappare voti. Libertà individuali, indipendenza, tasse ridotte al minimo, con un elettorato come quello italiano, del nord, del centro o del sud, sono un impedimento.

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