di GIANMARCO LUCCHI
“Se mi proponessero oggi lo scambio fra Renzi e Putin non ci penserei due volte, sceglierei Putin senza pensarci!”. Da consumato “utilizzatore” della platea mediatica (un codazzo di giornalisti o aspiranti tali, di cineoperatori e di qualche tradizionale fotografo sopravvissuto ai cambiamenti imposti dalle nuove tecnologie), Matteo Salvini ha concluso con la frase ad effetto, buona per finire nei titoli, il suo breve intervento svolto questa mattina in apertura del convegno milanese su Russia e Crimea, organizzato dall’Associazione culturale Lombardia Russia, presieduta da Gianluca Savoini, che del segretario federale è il portavoce. Un appuntamento più che altro rivolto agli imprenditori “padani” (oddio il termine non riecheggia ormai più, ma vi ricorro io e amen) che intendono sfruttare le opportunità lavorative offerte dalla ricostruzione di una Crimea staccatasi dall’Ucraina con un referendum ed entrata definitivamente nell’area di influenza della Russia putiniana. Crimea che al convegno milanese era rappresentata da una folta rappresentanza governativa e per entrare nella quale i suddetti imprenditori possono sfruttare i buoni uffici della Lega Nord, unico partito politico italico che ha scelto di stare da quella parte.
Un intervento di pochi minuti, quello di Salvini, per sottolineare che la Lega è dalla parte dei popoli che scelgono di autodeterminarsi, dunque dalla parte della Crimea, e per ribadire la forte attrazione verso la Russia, sia perché in un momento di grave rischio terroristico “è sbagliato non tenere buoni rapporti con uno come Putin”, e soprattutto perché “noi siamo con chi per i prossimi decenni vuole organizzare una società pulita e ordinata”. Vabbè ci sarebbe da discutere a quale prezzo per certi diritti umani, ma Salvini non è politico da soffermarsi su tali “sottigliezze”!
Ovviamente nel mirino dei leghisti vi sono in particolare i “soloni della Ue” che non vogliono riconoscere la Crimea indipendente e vanno raccontando in giro molte balle sulla questione. La sostanza per i dirigenti di via Bellerio è una sola: in Ucraina c’è stato un colpo di stato e a quel punto la Crimea, che in pratica era già stata abbandonata a se stessa dal governo di Kiev, ha deciso si applicare il principio di autodeterminazione tenendo un referendum il cui esito non ha lasciato dubbi. D’altra parte, fanno notare, nel 1991, fu la stessa Ucraina ad autodeterminarsi dall’ex Unione Sovietica a seguito del colpo di stato avvenuto a Mosca, e non si capisce perché oggi non si voglia riconoscere alla Crimea lo stesso diritto utilizzato allora per separarsi. E infine un altro monito verso la Ue: avete riconosciuto il referendum della Scozia, dove per altro gli indipendentisti hanno perso ma avrebbero potuto vincere e oggi il Regno di sua maestà non sarebbe più stato unito, per cui non si capisce perché venga negato lo stesso processo alla Crimea.