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Klaus Schwab elogia Draghi e Macron e insiste: serve un governo unico mondiale

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di MATTEO CORSINI

Ogni anno a gennaio si tiene la riunione del World Economic Forum a Davos. L’evento del 2022 è in formato virtuale a causa del Covid-19. Come di consueto Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del WEF, non ha rinunciato a comunicare la sua visione sulla governance globale, un suo pallino da tanti anni.

Secondo Schwab, che esordisce in un modo non proprio originale, afforntare le nuove sfide “richiederà che i leader adottino un modello di governance diverso”. Sì, perché, “al centro della nostra incapacità di prevedere e gestire i rischi globali c’è un problema di governance. Le nostre istituzioni e le loro leadership non sono più adatte allo scopo”.

Schwab passa poi i rassegna i modelli di governance adottati dal secondo dopoguerra in poi: “Nel periodo della Governance 1.0, dopo la Seconda Guerra Mondiale, sia la governance pubblica che quella aziendale erano contrassegnate dal «leader forte». Questo tipo di leadership funzionava in una società in cui il costo delle informazioni era elevato, potere e gestione gerarchici funzionavano in modo fluido, e i progressi tecnologici ed economici avvantaggiavano quasi tutti. Il modello di Governance 2.0, emerso a fine anni Sessanta, affermava il primato della ricchezza materiale, e coincideva con l’ascesa del «capitalismo degli azionisti» e la progressiva finanziarizzazione globale. La nuova classe manageriale, responsabile solo nei confronti degli azionisti, regnava sovrana. Il brutale shock sociale ed economico inflitto dal Covid-19 ha inaugurato la Governance 3.0. La gestione delle crisi domina il processo decisionale, con i leader che si concentrano sul pensiero operativo e mostrano una relativa noncuranza nei confronti delle possibili conseguenze indesiderate. Questo approccio a breve termine, per tentativi ed errori, ha portato a una gestione confusa della pandemia e delle sue ricadute socioeconomiche”.

Per inciso, la élite di quella classe manageriale che regnava sovrana partecipa regolarmente al WEF.

Schwab sostiene poi che “quando la pandemia finirà, avremo bisogno di un nuovo modello di governance. La Governance 4.0 dovrebbe differire dai precedenti modelli per diversi aspetti.

  • 1-Dovrebbe sostituire l’odierna gestione a breve termine delle crisi con un pensiero strategico a lungo termine. L’attenzione ai problemi attuali come la pandemia, le crisi socioeconomiche, e la salute mentale delle persone deve essere integrata con azioni dirette a contrastare i cambiamenti climatici, invertire la perdita di biodiversità e i danni ambientali causati dalle attività umane, e ad affrontare le sfide come le migrazioni forzate.
  • 2-Deve sostituire la visione «a tunnel» e l’approccio top-down che prevalevano in passato. Viviamo in un mondo complesso e interconnesso, non in uno lineare con poche discontinuità. Ciò significa anche che devono cambiare i ruoli e le responsabilità di ogni stakeholder della società. Il business non può più ignorare il suo impatto sociale e ambientale, mentre i governi non possono più agire come se fossero gli unici depositari di tutte le risposte.
  • 3-Deve cessare l’enfasi su una concezione angusta dell’economia e degli interessi finanziari a breve termine. Il primato della società e della natura deve essere al centro di qualsiasi nuovo sistema di governance. Finanza e affari sono importanti. Ma devono servire la società, non il contrario”.

Secondo Schwab, “molti leader stanno già pensando e agendo come pionieri di una nuova era di governo. Tra questi sono compresi dirigenti aziendali che sostengono i valori ambientali, sociali e di governance (Esg), e leader politici come il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro italiano Mario Draghi che abbattono le frontiere”. (Draghi ha incontrato Schwab il 22 Novembre 2021,ndr)

Inoltre, “dovremmo accogliere con favore i leader che, navigando in territori in gran parte inesplorati, agiscono come pionieri al di fuori del loro ristretto interesse, e sostengono azioni per combattere il cambiamento climatico e affrontare l’ingiustizia sociale”.

A prescindere da ciò che uno pensa della lotta al cambiamento climatico e dell’ingiustizia sociale (sull’infausto concetto di “giustizia sociale” trovo ancora attuali le parole di Friedrich von Hayek in “Legge, legislazione e libertà”), un pioniere generalmente agisce in primo luogo per i propri fini. Le sue azioni possono poi avere effetti più o meno positivi anche su altri. E in effetti questo è quanto avviene sul mercato. In politica le cose vanno diversamente. Per inciso, i due leader elogiati da Schwab non sono esenti dalla critica che egli stesso ha rivolto alla gestione della crisi da Covid, ovvero “una relativa noncuranza nei confronti delle possibili conseguenze indesiderate”.

In generale, faccio fatica a capire come conciliare la storia del WEF con un approccio che non sia top-down. Soprattutto, non mi è chiaro cosa intenda Schwab per “primato della società”. La società non è un’entità a sé stante, ma un insieme di relazioni tra individui o gruppi di individui. In estrema sintesi, una società è tanto più libera quanto più tali relazioni sono iniziate e condotte su base volontaria. E viceversa.

Le iniziative fin qui propugnate da Schwab (vedi il Great Reset) e dal WEF tendono a una configurazione di società in cui qualcuno stabilisce cosa è bene per tutti quanti, quindi “servire la società” alle mie orecchie suona in modo sinistro.

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