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Scontri linguistici e gorkhaland indipendente dal bengala occidentale

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di REDAZIONE

Le manifestazioni contro l’imposizione della lingua bengali organizzate dalla comunità nepalese nel distretto di Darjeeling, parte del Bengala Occidentale, sono sfociate in un movimento violento che mira a ottenere la formazione di un nuovo stato federato indiano: Gorkhaland. Negli scontri tra le forze di sicurezza locali e i manifestanti sono già morte tre persone, mentre le proteste hanno già colpito duramente il business legato al turismo.

A metà maggio 2017 il governo locale del Bengala Occidentale, guidato dalla chief minister Mamata Banerjee del Trinamool Party, con una circolare rendeva obbligatorio in tutte le scuole l’insegnamento della lingua bengali, parlata dalla maggioranza dei cittadini dello stato. La misura, interpretata come un tentativo di ulteriore egemonia culturale da parte della maggioranza bengali, è stata osteggiata con forza dalla comunità nepalese del distretto di Darjeeling, il più settentrionale del Bengala Occidentale, adiacente al Nepal.

Secondo l’ultimo censimento (dati 2001), il Bengala Occidentale è il primo stato indiano per numero di parlanti nepali: oltre un milione di persone, in gran parte residenti proprio nel distretto di Darjeeling e appartenenti all’etnia gorkha.

Dopo aver indetto uno sciopero nelle scuole i primi due giorni di giugno, il Gorkha Janmukti Morcha (Fronte di Liberazione Gorkha, Gjm) – principale partito politico del distretto e alleato del Bharatiya Janata Party (Bjp) – ha guidato una serie di proteste deflagrate l’8 giugno in scontri durissimi tra manifestanti e polizia locale, con veicoli date alle fiamme e decine di feriti tra le forze di polizia del Bengala Occidentale, mandate dalla chief minister Banerjee a sedare le proteste nel distretto.

Nonostante l’amministrazione del Bengala Occidentale abbia accordato una deroga alla misura sull’insegnamento del bengali, esentando i distretti collinari, la mobilitazione del Gjm è cresciuta abbracciando un altro tema lungamente sopito nel distretto: la lotta per la secessione dal Bengala Occidentale e la formazione di Gorkhaland, uno stato federato indiano «casa» della minoranza gorkha.

La volontà secessionista per un Gorkhaland indipendente dal Bengala Occidentale è un tema ricorrente nella storia dell’area, rappresentato negli anni Ottanta dal Gorkha National Liberation Front (Gnlf), quando a Calcutta era insediata l’amministrazione statale comunista (scalzata nel 2011 proprio dall’«anticomunista» Mamata Banerjee).

Nel 2011 la neoeletta Banerjee, come ricorda il quotidiano The Hindu, siglò con la leadership del Gjm un accordo che dava al distretto una maggiore autonomia, affidata alla Gorkhaland Territorial Administration (Gta), organo amministrativo formato da hoc . Sul quotidiano indiano si legge: «Gli sviluppi più recenti indicano il diradarsi del non semplice armistizio siglato tra il Gjm e il governo del Trinamool, specialmente in seguito ai successi elettorali del partito (Trinamool) nelle recenti elezioni amministrative nel distretto collinare, dove si è aggiudicato la municipalità di Mirik. Il mandato del Gta sta terminando e l’ansia per una possibile perdita di dominazione politica è palpabile negli ambienti del Gjm».

In seguito a un raid condotto dalle forze dell’ordine nell’abitazione del presidente del Gjm Bimal Gurung, dove sono stati rinvenuti armi, esplosivi e contanti, dal 15 giugno il Gjm ha allargato la protesta al livello di «sciopero totale» in tutto il distretto, colpendo duramente il settore del turismo (che in questi mesi pre monsonici in Darjeeling è all’apice dell’alta stagione) e incassando il sostegno degli altri partiti locali contro la dirigenza centrale di Calcutta. Negli ultimi giorni notizie di sconti tra manifestanti e forze dell’ordine arrivano da tutto il distretto, con episodi di incendi dolosi a mezzi della polizia e sassaiole contro gli agenti. Sabato 17 giugno durante gli scontri nel distretto sono morti tre manifestanti gorkha, secondo il Gjm uccisi dai proiettili della polizia locale; accusa che le autorità hanno respinto.

Mamata Banerjee nei giorni scorsi ha chiarito che non intende assecondare alcuna pulsione secessionista, intimando ai manifestanti di deporre le armi e cercare insieme una soluzione pacifica. Stessa posizione espressa dal ministro degli interni federale Rajnath Singh, del Bjp.

Opzione che non sembra essere contemplata dal movimento, che spinge per l’apertura di un tavolo a tre tra Gjm, Trinamool e governo federale (cioè Bjp), col partito di Narendra Modi a fare da mediatore per la formazione di un Gorkhaland indipendente dal Bengala Occidentale.

TRATTO DA EASTWEST.COM

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