di LUIGI CHIARELLO
Se in Scozia dovessero vincere gli indipendentisti, l’Inghilterra non perderebbe solo un pezzo di terra su cui ha costruito il suo impero. Non perderebbe solo l’icona del suo dominio, il tacco sul più riottoso tra i popoli oppositori. No. L’Inghilterra perderebbe soprattutto una fetta di sovranità sugli enormi giacimenti di idrocarburi che dormono sotto il circolo polare artico. E la campagna scozzese, con i suoi placidi riti, si prenderebbe una sonora rivincita sulla finanziarizzazione dell’economia, che fa, di Londra, la capitale mondiale del turbocapitalismo 2.0. La città stato del denaro.
Ma c’è di più, molto di più. L’onda lunga del secessionismo scozzese potrebbe anche travolgere l’Europa. In Catalogna già sono scesi in piazza due milioni di persone per chiedere l’indipendenza da Madrid. I Paesi Baschi stanno scaldando i tamburi. I corsi hanno improvvisamente ritrovato nuovi argomenti per rinfocolare il loro odio verso Parigi. In Veneto, i secessionisti, sinora pasticcioni, troverebbero un modello da imitare. E nuova acqua, quindi, da portare al mulino indipendentista. Perfino la ricca Baviera potrebbe decidere di far da sé.
Gli stati nazione, dunque, potrebbero cadere in preda a forti spinte di dissoluzione; un processo che rischia di diventare febbrile e di trovarli indeboliti, perché acuito dalla crisi economica più violenta che la storia recente ricordi. E a quel punto cosa succederà in Italia? Le camice di forza che tengono assieme realtà differenti si scioglierebbero e i territori orfani di sovranità, dopo molti scossoni, verrebbero a fondersi in rappresentanze transnazionali economicamente più omogenee. Ma la parcellizzazione non sarebbe una soluzione nell’era della globalizzazione. A quel punto, le nuove macroregioni si troverebbero nella necessità di ritrovare una qualche ricomposizione unitaria in Europa. Senza il freno egoistico ed appassito dei governi centrali, l’Europa potrebbe unirsi davvero.
La cosa paradossale di questo scenario (che sia un sogno o un incubo decidetelo voi_) è che, incredibilmente, potrebbe partire già da giovedì prossimo, nel silenzio generale. Ovviamente, gli scozzesi, tutto questo non lo pensano neppure. Ed è anche un bene che non lo sappiano: le loro dita in cabina elettorale potrebbero tremare dinanzi alla responsabilità della storia. In ogni caso, vada come vada, una cosa è già certa: il voto scozzese è rilevante per noi tutti. Nei fatti, una regione periferica come la Scozia potrebbe decidere il destino di un Continente, mettendo fine al primo degli stati nazione liberali. Quello che ha innescato le rivoluzioni industriali e imposto il suo modello alla storia del ‘900. Una doccia scozzese sull’Europa.
FONTE: www.italiaoggi.it
Si potrebbero aprire scenari finora impensabili.
Se la Scozia diventa indipendente.
Se la Scozia, dopo essere diventata indipendente, avrà uno sviluppo economico e sociale competitivo allora…
Allora la politica internazionale dovrà cambiare idea su “Bigger is better”.
Una vera rivoluzione