Il Primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, ha presentato il suo piano perché la Scozia resti nel mercato unico europeo dopo la Brexit, precisando che resta sul tavolo l’opzione di uno Stato indipendente dentro la Ue. Sturgeon ha detto che che la decisione britannica di lasciare l’Ue al referendum di giugno significa che la Scozia semi-autonoma, che ha votato per restare nell’unione, potrebbe chiedere maggiori poteri da Londra sull’immigrazione.
“Siamo determinati a mantenere l’attuale posizione della Scozia nel Mercato unico europeo”, ha affermato Sturgeon nell’introduzione a un documento sulle sue proposte, intitolato “Il posto della Scozia in Europa”. Secondo Sturgeon potrebbe valere un'”opzione differenziata” per la Scozia, come le regole che si applicano per i Paesi non Ue dell’Efta e dell’Area economica europea. “Il popolo scozzese non ha votato per la Brexit e una ‘hard Brexit’ danneggerebbe gravemente gli interessi, sociali, economici e culturali della Scozia”, ha detto la numero uno del governo scozzese, aggiungendo che 80mila posti di lavoro sono a rischio se la Gran Bretagna esce dall’Ue. Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera fanno parte dell’Efta e i primi tre fanno anche parte dell’Area economica europea, che fornisce libero movimento a persone, beni, servizi e capitali. Sturgeon ha detto che consentire il libero movimento dei lavoratori Ue in Scozia non implica la creazione di un confine vero e proprio con l’Inghilterra.
I lavoratori potrebbero essere dissuasi dal trasferirsi dalla Scozia all’inghilterra modificando le norme sull’immigrazione, l’impiego e la casa, ha aggiunto. Alla domanda se la Gran Bretagna resterà nel mercato unico e nell’unione doganale, Sturgeon ha risposto così: “Dobbiamo assumere che questa non sia la direzione verso la quale procedono”. Ha aggiunto che non intende negoziare separatamente con l’Ue, ma ha avvertito che se la Scozia non riesce a mantenere legami con l’Ue “l’opzione indipendenza deve restare sul tavolo”. (Ansa)