di MARCO COSENTINO
Che questi prodotti (i “vaccini”, ndr) non servano a ridurre la trasmissione dei contagi è acclarato. Che proteggano parzialmente dal contagiarsi e dallo sviluppare covid lieve ce lo dissero gli studi autorizzativi (peccato che li stopparono a due mesi, così toccò a noi faticosamente scoprire che questa protezione non andava oltre i tre-quattro mesi, e ora che sia così ce lo dice anche il medesimo governo che ostinatamente all’inizio lo negava [ma mettetevi nel loro panni, non avreste fatto lo stesso anche voi?]).
Ma, almeno, vaccinarsi protegge dalla malattia grave e dai decessi. O no? Prendiamo i dati ISS, un report a caso ad esempio quello del 21 dicembre scorso (Tabella 0). Se stiamo al gioco di ISS, riferendo tutte le percentuali alla numerosità assoluta dei diversi gruppi, tutto fila e tutto torna (Tabella 1): in qualsiasi gruppo e fascia d’età e per qualsiasi esito (contagio, ospedalizzazione, decessi) l’efficacia è straordinariamente alta, sempre sopra l’80-90% (addirittura di più dei migliori studi USA, svedesi o israeliani, perfino nei vaccnati con ciclo incompleto, che in qualsiasi studio invece vanno spesso addirittura peggio dei non vaccinati: incredibiile, ma va bene così, su funziona, funziona!).
Ma per finire in ospedale bisogna prima ammalarsi, e dunque pare legittimo chedersi se la proporzione di chi si ammala e poi finisce in ospedale sia la medesima tra le diverse categorie di persone. Chi si vaccina e poi si ammala, quanto meno finisce in ospedale?
Questo ce lo dice la Tabella 2, dove le proporzioni sono riferite ai positivi di ogni categoria. E qui i vaccinati con ciclo incompleto finiscono più o meno tutti come i non vaccinati: se ti contagi, poi il rischio di ospedalizzazione o peggio è lo stesso (in arancione, valori di RRR inferiori alla soglia minima del 50%). E qualche “falla” la si intravede anche tra i vaccinati con ciclo completo, ma fortunatamente poca cosa.
E tuttavia non si può non spingere questa analisi fino in fondo, ovvero chiedendosi quanti ospedalizzati abbiano infine esito infausto. E qui è la Tabella 3 che non pare lasciare scampo: se si finisce in ospedale, la probabilità di uscirne pare più o meno la medesima, che le dosi siano una o due o anche tre. E anzi in alcuni casi aver fatto più dosi porta un un rischio in eccesso (in rosso).
Ora, i numeri sono numeri e valgono quel che valgono. Io per primo nutro serissimi dubbi sulla solidità di ogni singolo numero della tabella ISS, e ci sono probabimente millemila spiegazioni differenti per quanto ci stiamo dicendo. Ma, appunto, proprio perchè i numeri sono numeri, questo è quello che obiettivamente e ottusamente dicono, senza guardare in faccia a nessuno. Se poi un giorno questi numeri cambiassero, cambierebbe probabilmente anche quel che dicono. E noi saremo qui ad ascoltare. O almeno speriamo.
PS: questo giochetto l’ho fatto con un paio di report ISS e ha dato sempre i medesimi risultati, ma certo non si può escludere che numeri più recenti possano risultare anche più confortanti.
LE TABELLE
Che la trasmissione dei contagi non si sia ridotta con la somministrazione del siero lo dicono le stesse fonti governative, d’estate gli infettati erano pochissimi e adesso vogliono misure drastiche contro le varianti. Quindi il docente universitario citato all’inizio dell’articolo consigliato non ha affermato il falso.
Conclusioni corrette su basi errate: nel link la controanalisi.
https://www.linkedin.com/posts/andrea-palladino-22476a110_covid19-vaccine-againstfakenews-activity-6885132216033153024-DMpz
non si aprono le tabelle
corretto grazie