di PIERGIORGIO MOLINARI
- “L’opinione pubblica italiana in realtà è in massima parte contraria all’entrata in guerra. Solo una piccola minoranza, gli interventisti, è favorevole al coinvolgimento. Ma è una minoranza particolarmente rumorosa e aggressiva, che ha al proprio fianco quasi tutta la stampa nonché il sostegno attivo della grande finanza e di alcune potenze straniere. Ogni contrarietà al conflitto, ogni perplessità, vengono rappresentate dagli interventisti come espressioni di viltà, se non come forme di complicità con il «nemico», e chi osa esprimere posizioni pacifiste è fatto oggetto di una violenta, sistematica campagna di denigrazione che punta all’emarginazione del dissenso. Il minoritario, e in larga misura artificiale, movimento interventista trascinerà così l’Italia in un conflitto che si rivelerà catastrofico in termini umani, sociali ed economici, e che fornirà le premesse per la nascita della successiva dittatura”.
No, ma che avete capito?
Il testo riportato sopra non descrive l’Italia dell’aprile 2022, e la guerra di cui parla non è il conflitto ucraino. È l’Italia del 1915, alla vigilia della sua entrata nella Prima guerra mondiale.