di STEFANO MAGNI
Dopo mesi di dibattiti e crisi (anche armata) al confine con il Kosovo, i serbi non hanno espresso una scelta.
Posti di fronte a una scheda per votare il nuovo presidente, il 26,7% ha optato per l’uscente Boris Tadic (liberale), il 25,5% per lo sfidante Tomislav Nikolic (conservatore), il 16% per Ivica Dacic (socialista). Nelle elezioni parlamentari lo scenario è quasi identico, ma rovesciato: l’Sns (Partito del Progresso Serbo, di Nikolic) è in leggero vantaggio, di appena 6 seggi, sul Ds di Boris Tadic. A fare da ago della bilancia per la formazione del nuovo governo è dunque Dacic, con i 48 seggi del suo Partito Socialista, la formazione post-comunista.
La prima tendenza che si nota, analizzando il voto, è la crescita dei socialisti e la vittoria parlamentare del più nazionalista fra i grandi partiti. I serbi sono evidentemente preoccupati per due questioni fondamentali: la crisi economica e il Kosovo. La crisi economica ha portato alla Serbia un r