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Servono monete libere, non l’abolizione del contante

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MONETEdi MATTEO CORSINI

Kenneth Rogoff ha dichiarato: “Non c’è ragione di lasciare che il limite zero sui tassi nominali continui a ostacolare la politica monetaria. Una soluzione semplice ed elegante sarebbe quella di introdurre gradualmente una moneta completamente elettronica, dove per pagare gli interessi, positivi o negativi, basta un clic”. Fino a qualche tempo fa,  Rogoff era tra coloro che ritenevano opportuno che le banche centrali aumentassero l’obiettivo di crescita dei prezzi al consumo dal 2 al 4 per cento annuo, allo scopo di “uscire dalla crisi”. Un’uscita basata, in buona sostanza, sulla erosione del valore reale del debito.

Adesso ha cambiato idea, rendendosi conto che ciò potrebbe portare a un consolidamento verso l’alto delle aspettative di inflazione poi difficile da invertire. Anche perché potrebbe sempre esserci qualcuno che dal 4 chiede di passare al 6 oppure oltre, perché “la ripresa andrebbe rafforzata” e amenità del genere.

Meglio tardi che mai, verrebbe da dire. Peccato che la sua nuova proposta, che egli definisce “elegante”, non sia affatto meglio di quella precedente. L’eliminazione del contante è possibile e non si può escludere che il mercato, se lasciato libero di agire, porterebbe a un esito del genere. Ma ciò sarebbe auspicabile solo come processo spontaneo e se l’emissione di moneta non fosse monopolizzata dallo Stato (che concede il monopolio alle banche centrali), bensì un mezzo di scambio liberamente scelto da chi deve comprare e vendere beni e servizi.

Va da sé che, per svolgere la funzione di mezzo di scambio senza l’imposizione statale, una moneta non deve essere riproducibile all’infinito con un clic, al pari di quello che avviene oggi se una banca centrale decide di espandere la base monetaria. Ma è proprio questo, ahimè, quello che vorrebbe Rogoff. Così si cadrebbe dalla padella alla brace, per di più con l’aggravante di togliere ogni residua autodifesa a chi vuole proteggere ciò che gli appartiene dalle aggressioni del fisco. E’ bene ricordare, infatti, che ormai tutti i dati relativi ai rapporti accesi presso intermediari finanziari sono a completa disposizione dell’amministrazione finanziaria.

L’eliminazione del contante è auspicata dalle Milene Gabanelli di questo mondo come soluzione per eliminare l’evasione fiscale, e in effetti si tratterebbe di un provvedimento piuttosto efficace. Il problema è che, a quel punto, diventerebbe evidente che la proprietà passerebbe, nella sostanza ancorché non nella forma, dai legittimi produttori di ricchezza allo Stato, il quale potrebbe decidere non già quanto tassare, bensì quanto lasciare ai sudditi. Una prospettiva a mio parere raccapricciante.

 

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3 COMMENTS

  1. A proposito di contante ed uso di mezzi elettronici di pagamento, oggi ho avuto l’ennesima conferma della carenza culturale di barisoni su radio24.
    Ha detto che in italia c’è la quantità maggiore di contante cirsolante e che esiste parimenti il livello maggiore di evasione fiscale.
    Secondo lui è facile trarre conclusioni in merito.
    Il contante serve, per lui, a ognuno che intenda evadere.
    Questo giornalista, che si vanta di pagare tutto con la carta di credito, dice che i paesi più avanzati, sempre secondo lui, come quelli anglosassoni e nordeuropei non usano tanto il contante e a questo corrisponde un tasso ridotto di evasione fiscale.

    A me pare di sognare.
    Ma in che mondo vive?
    Cosa legge?
    Che cosa ha studiato ?
    Ha il polso della situazione locale e mondiale?

    Non gli ho mai sentito intervistare alcun vero liberale-libertario.
    Un mondo, quello libertario, che gli deve essere evidentemente del tutto ignoto.

    • Barisoni rappresenta senza dubbio un emblema del giornalismo di regime. E’ davvero ottuso, economicamente parlando.

    • Anni fa ho visto un talk show nel quale un colonnello della finanza ammetteva – candidamente, eh! – di pagare tutto in contanti.

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