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Shanghai, 26 milioni tutti in lockdown. Che succede in Cina?

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di MARIETTO CERNEAZ

Se il Covid, come dimostrato su queste pagine a suon di studi e testimonianze, aveva una percentuale di guarigione superiore al 99%, la cosiddetta variante Omicron è una passeggiata influenzale, a meno che un regime dittatoriale come la Cina comunista non voglia trasformarla in un’emergenza.

Da giorni, le autorità ligie ai dettami del PCC stanno rendendo la vita impossibile ai cittadini di diverse città dell’Impero celeste, tra queste Shanghai, una metropoli da 26 milioni di abitanti, tra le più avanzate al mondo, ma che – di colpo – sta vivendo un nuovo incubo, non certo sanitario.

A Shanghai (che rappresenta 4% del Pil cinese) tutti sono da sottoporre ad un tampone. E’ tolleranza zero! Se qualcuno risultasse positivo – anche se asintomatico – viene inviato in cellette di ospedale in isolamento. I cittadini si nascondono per evitare di finire nelle “nuove gattabuie” di regime. Questa “ondata” (ormai la chiamano così) influenzale, iniziata peraltro ea metà marzo, sarebbero stati individuati oltre 60 mila casi, in grande maggioranza asintomatici o con sintomi lievi, ma tutti, indistintamente, “sono stati spediti in quarantena non fiduciaria: migliaia di brande sono state collocate negli spazi dove nel 2010 si era tenuta l’Expo”.

In questa ondata cominciata a metà marzo, sono stati individuati oltre 60 mila casi, in grande maggioranza asintomatici o con sintomi lievi, ma tutti sono stati spediti in quarantena non fiduciaria: migliaia di brande sono state collocate negli spazi dove nel 2010 si era tenuta l’Expo.

Una dirigente del centro di prevenzione del distretto di Pudong ha sollevato qualche dubbio, affermando che “la gestione politica del coronavirus ci sta facendo impazzire”. La sua frustrazione, espressa in una telefonata, è stata registrata ed è finita su un social locale. La polizia politica s’è mossa subito  e le autorità hanno aperto un’inchiesta sulla dottoressa Zhu Weiping.

Da almeno un mese la dittatura cinese sta sottoponendo a lockdown i suoi sudditi, ma finora in Italia non era apparsa alcuna notizia. A Shanghai è anche arrivato l’esercito. Oggi, chissà come mai, ne parla il Corriere della Sera: “L’operazione cominciata il 28 marzo sarebbe dovuta terminare questa mattina, ma i casi rilevati ieri sono stati ancora in crescita, hanno superato quota 13 mila in un giorno (sintomatici solo 268 e asintomatici 13.086) e le autorità hanno deciso di prorogare la quarantena a tempo indeterminato e di ordinare un nuovo ciclo di tamponi a tappeto per tutta la popolazione”.

Numeri da barzelletta quelli dei positivi, se non fosse che lo spauracchio pandemico è ormai un’arma di repressione di massa. Come mai, ci si chiede, gli asintomatici o puacisintomatici anziché stare a casa finiscono isolati come fossero degli appestati?

La Cina è stata usata per spaventare il mondo nel gennaio del 2020. Oggi, è tempo di guerra, ma se la paura del conflitto non fosse sufficiente per portare avanti i piani di reset, siamo pronti a scommettere che qualche nuovo virus – o sua variante – tornerà a fare capolino in Italia e in Europa. E milioni di ipocondriaci saranno pronti ad accettare le peggio restrizioni.

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