Prende corpo la proposta di una marcia «Sì Tav» per la Valle di Susa: le adesioni aumentano, non mancano le perplessità e, comunque, domani sarà sul tavolo dell’incontro, a Torino, nel quale il Governatore del Piemonte Roberto Cota, il presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, e il sindaco del capoluogo piemontese, Piero Fassino, incontreranno i parlamentari piemontesi.
L’idea della marcia non è nuova: a parlarne, nello scorso agosto, in un altro dei momenti più caldi della protesta dei No Tav, era stato Agostino Ghiglia, capogruppo del Pdl alla commissione Ambiente della Camera. Ora torna alla ribalta perchè – spiega lo stesso Ghiglia – è “il momento che la Valle di Susa faccia sentire la sua vera voce, quella che reclama lavoro, sviluppo, turismo e futuro. Per questo – dice – rilanciamo la marcia Sì Tav”. L’idea raccoglie consensi, ma anche critiche. E su tutto prevale la cautela, per non creare occasioni che alimentino nuove tensioni.
Piena invece l’adesione di Mino Giachino, ex sottosegretario ai Trasporti: “È l’occasione – afferma – per illustrare meglio le grandi ricadute positive sull’economia piemontese e valsusina della Tav. Una marcia della speranza alla quale invitare i giovani e coloro che sono ai margini del processo produttivo”. A Roberto Borgis, sindaco di Bardonecchia, il Comune dell’Alta Val Susa al confine con la Francia, la marcia non dispiace, ma più che sul Sì Tav, secondo lui bisognerebbe puntare al “No No Tav, per dire basta a questi metodi di protesta violenti”.
Convinto anche Silvio Viale, presidente dei Radicali italiani e consigliere comunale a Torino. Per Saitta, la marcia «è un’ipotesi che può starci, ma è da approfondire e la decisione va concordata: l’importante è che si dia voce alla maggioranza silenziosa che la pensa all’opposto dei No Tav: “C’è – aveva sottolineato due giorni fa Roberto Cota, senza parlare esplicitamente di una marcia o di altre iniziative definite – la voce di una valle che non si riconosce nelle scene che si vedono in tv, questa indignazione pacifica deve uscire ed è giusto che i sindaci e la gente alzino la testa”. Per Stefano Esposito, deputato del Pd, si tratta di un progetto da scartare: “Farebbe – dice – il gioco degli estremisti. Molto meglio promuovere una grande iniziativa pubblica, coordinata da Regione, Provincia e Comune ed aperta anche al mondo economico e sociale”.
UN CLASSICO DEI LECCACULO POLITICOROMANI
E gli autonomisti che cosa aspettano a scendere in piazza, pacificamente, come è loro costume, con i loro vessilli, a fianco della popolazione della Val di Susa?
Ci manca solo che gli albanesi decidano a casa nostra!