Nonostante i conti siano destinati a non tornare, rendendo necessaria una manovra correttiva, da parte dei due capi di fatto del governo e del loro sottobosco politico continuano ad arrivare tanto smentite sulla manovra correttiva quanto promesse di nuove riduzioni di tasse.
Per esempio il leghista Armando Siri, sottosegretario alle Infrastrutture con il pallino delle riforme fiscali, rilancia in un’intervista al Sole 24Ore una riduzione dell’Ires e dell’Irpef che costerebbe una ventina di miliardi. Conto che andrebbe ad aggiungersi ai circa 30 che sono a oggi la base di partenza per tamponare i buchi almeno per il 2020.
Scontata la domanda in merito alle coperture. Ed ecco Siri:
- “Abbiamo due opportunità: innanzitutto dobbiamo puntare sul taglio degli sprechi. Ma poi dobbiamo ricorrere a una maggiore flessibilità che metteremo sul piatto per avere una reale ripresa”.
Ben vengano i tagli agli sprechi, peraltro annunciati in tutte le stagioni e mai attuati, il che li rende quanto meno poco credibili. Quanto alla “flessibilità”, ossia all’aumento del deficit, Siri aggiunge:
- “Chiederemo una maggiore flessibilità, ma non a tempo indeterminato. Ci servirà per un periodo che va dai 3 ai 5 anni per poi rientrare negli obiettivi che ci sono stati fissati. Ora c’è una scadenza importante che è quella delle elezioni europee: gli italiani possono decidere se vogliono una Europa solo di regole oppure una Europa che è attenta ai bisogni contingenti di una fase economica complicata che stiamo vivendo”.
Da questo punto di vista è possibile riscontrare una certa continuità con i propositi renziani dello scorso anno, poi infrantisi a causa della sconfitta elettorale. I governanti attuali aggiungono la scommessa che, a seguito delle elezioni europee del prossimo maggio, la nuova Commissione sarà più cedevole nei confronti delle richieste italiane.
Delle due l’una: o Siri e colleghi sono in buona fede, e allora sono pericolosamente illusi, oppure sono il mala fede, e allora stanno pericolosamente illudendo e prendendo per i fondelli gli italiani. I quali, ahimè, sono tradizionalmente inclini a farsi gabbare da queste promesse da cialtroni.
Premesso che abbassare le tasse in deficit non sarebbe sostenibile con il bilancio scassato dell’Italia e il suo enorme debito pubblico, non è affatto ipotizzabile che anche qualora dalle elezioni europee spuntasse una maggioranza cosiddetta “sovranista” le cose sarebbero più semplici per i nostri intossicati di deficit. Al contrario, credo che le rigidità nei confronti di chi vuole fare deficit allegramente sarebbero superiori a oggi.
Ci sarebbe un sacrosanto bisogno di un abbassamento delle tasse, ma non fatto in modo cialtronesco e insostenibile. Altrimenti il conto dopo poco sarebbe davvero salato.
Non ha neppure il coraggio di dire le parole esatte.
No flessibilità, ma spesa in deficit.
E subito dopo informare che la spesa in deficit si aggiunge al debito esistente.
Delinquenti, incapaci e vigliacchi.
Falsi ed ipocriti fino al midollo.