Da Sondrio a Udine la parola d’ordine è diventata autonomia. Ugo Rossi, presidente della provincia autonoma di Trento e ospite d’onore a Bormio alla serata su autonomie a confronto promossa dall’amministrazione comunale della Magnifica Terra, ha detto: “La via dell’autonomia richiede attenzione giorno dopo giorno, è fatta anche di piccoli passi. Non siamo gelosi del nostro “tesoro”, seppur conquistato con fatica e mantenuto negli anni. L’autonomia non si crea solo con atti legislativi ma con la partecipazione: se c’è una battaglia da fare, facciamola assieme”.
A Udine, Sergio Cecotti (sindaco leghista della città in passato) pensa che i tempi siano maturi per un ritorno dell’autonomismo friulano. E pensa che alla guida del nuovo movimento (Laboratorio di autonomie) possano esserci i sindaci. Almeno 20. Forse addirittura 30. Di diversa “estrazione” politica ovviamente. La sfida per un nuovo partito d’ispirazione autonomista? «Sono sindaco da appena un anno – ha detto il 39enne Massimo Moretuzzo, primo cittadino di Mereto di Tomba -, c’è poco tempo per altro. Certo, una riflessione è necessaria perché siamo con le spalle al muro rispetto a dinamiche nazionali, ma in cosa possa tradursi è presto per dirlo. Non so se siamo pronti a raccogliere la sfida. Ci stiamo pensando su”.
Trento si occupa al 100% di stipendi degli statali, pensioni di invalidità, viabilità, incentivi alle imprese, sanità mentre, in Sicilia il 50%, è a carico dello Stato italiano e quindi di tutti i cittadini. E gli esempi, e i dati, portati da Rossi a Bormio sono stati molti: “dalle spese per la viabilità che Trento copre per il 100% contro il 43,1% della Sicilia, a quelle per l’istruzione (99,5% Trento, 75% Sicilia, 63,5% Lombardia), all’esempio positivo sulla gestione della sanità”.
In Friuli, Diego Navarria, sindaco di Carlino ed animatore del rassemblement, è speranzoso: “Ci sono tante voci che chiedono oggi la rinascita di un movimento autonomista. Ci confronteremo tra noi, i sindaci sensibili all’argomento ci sono. Per ora, in 16 hanno sottoscritto, a febbraio, il manifesto del “Laboratorio”, zeppo di principi (Qui la loro pagina Facebook).
A Sondrio, il presidente della provincia Luca Della Bitta ha ricordato: “Otto mesi fa, all’atto del mio insediamento, c’era una prospettiva chiara di chiusura degli enti provincia. Da questa premessa triste e preoccupante siamo partiti per coltivare quello che è il sogno di questa terra: l’autonomia. Anche se è impensabile realizzare, nel breve periodo, un grado di autonomia come quello dei nostri amici trentini, ma vogliamo che quello che viene raccolto nel territorio vi rimanga a beneficio dei suoi cittadini”.
In Friuli e a Sondrio han capito una cosa: sono stritolati dal taglio dei trasferimenti, dal patto di stabilità, dalle continue imposizioni tributarie di uno stato “matrigno” e “centralista”, ergo almeno una riflessione sul ruolo dei Comuni e sull’autonomia regionale s’imponeva. E’ tempo di “riscossa”, come dicono loro? Per ora, siamo al solito tempo delle chiacchiere, simili a quello che negli ultimi vent’anni sono state sprecate per il federalismo.