di GIANLUCA MARCHI
In questi giorni la politica romana è scossa dal caso di Luigi Lusi, il senatore del Pd, ora espulso dal gruppo, ex tesoriere della Margherita, che ha ammesso di aver utilizzato 13 milioni di euro dell'ormai defunto partito di Rutelli per fini propri. Lo scandalo è evidente e si lega alla enorme disponibilità di denaro che i partiti hanno a seguito di una legge immonda, quella sul cosiddetto rimborso elettorale, che ha fatto rientrare dalla finestra, ma in maniera assai più ricca, quanto era uscito dalla porta, cioè il finanziamento pubblico dei partiti abrogato nel 1993 a seguito di referendum.
Il meccanismo perverso che inonda di quattrini i partiti ben al di là delle spese che sostengono (il rimborso elettorale dovrebbe appunto essere un rimborso spese, invece è un finanziamento camuffato) lo ha ottimamente spiegato ieri Giancarlo Pagliarini su queste pagine. Oggi vorrei soffermarmi su un aspetto un po' più delicato. Lusi, in quanto tesoriere, manovr
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