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Sovranismo straccione contro sovranismo “nordico”

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di MATTEO CORSINI

Forse negli ultimi giorni di campagna elettorale per le elezioni europee (dal ieri si pensa alla prossima elezione a livello locale, anche se si trattasse di un comune da poche migliaia di abitanti) ha contratto il virus di cui sono portatori diversi suoi colleghi di governo.

Fatto sta che il mite Giovanni Tria ha detto: “Credo sia venuto il momento di affrontare il tabù della monetizzazione”.

In pratica, si tratta del “finanziamento in moneta del deficit”, come in Italia avveniva fino al 1981. Questa volta sarebbe però la BCE a dover monetizzare il deficit. Se non lo fa è per colpa di un “sovranismo nordico” che (egoisticamente e senza un briciolo di solidarietà) impedisce la modifica dello statuto e, di conseguenza, preclude all’Italia la via monetaria alla prosperità.

Nonostante i numerosi esempi che la storia offre in merito all’epilogo che va per la maggiore in questi casi (si potrebbe anche citare la cronaca sudamericana: vedere alla voce “Venezuela” e, in misura meno drammatica, “Argentina”), il compassato Tria dice che il tabù andrebbe affrontato.

Capisco che, qualora il governo non implodesse prima, nei prossimi mesi questo signore dovrà cercare di conciliare l’inconciliabile, ossia non fare deflagrare il deficit senza aumentare l’IVA ed essendo pressato per introdurre una qualche altra forma di riduzione delle tasse che andrebbe sotto la voce ingannevole di flat tax. Resta il fatto che la monetizzazione altro non sarebbe che una forma di redistribuzione, quindi una tassazione surrettizia.

Credo non ci si debba stupire se quello che Tria definisce “sovranismo nordico” diffidi del sovranismo a sud delle Alpi.

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