“Sull’abbattimento delle tasse dobbiamo andare avanti, sull’Irpef io penso a 3 aliquote ma si dovrà studiare un percorso spiegando le coperture e poi penso ad un’operazione strategica per le mamme. Dopo di che per i soldi bisognerà discutere in Europa, io ho picchiato come un fabbro e portato a casa 20 miliardi l’anno. Va fatta un’operazione quinquennale, un accordo per 5 anni”. Quello dell’abbassamento (addirittura “abbattimento”) delle tasse è un refrain caro a esponenti politici di diversi schieramenti. Sarebbe anche un intento lodevole, se non fosse che, alla prova dei fatti, l’abbattimento non è riscontrabile e che, per di più, le coperture sono sempre rappresentate da maggior deficit. Matteo Renzi nell’arte del promettere riduzioni di tasse è un maestro, come scritto sopra. Il problema è che oggi siamo nel 2017, non nel 2013. In occasione di quelle primarie del PD, Renzi poteva presentarsi come “nuovo”. Anche all’epoca sarebbe stato lecito avere dei dubbi, ma quanto meno non c’erano mille giorni di governo sui quali farsi un’idea concreta.
Oggi, al contrario, quei mille giorni sono un ricordo recente, e le promesse da marinaio anche. Ma l’aspetto più preoccupante, a mio parere, riguarda le coperture. Renzi promette di ridurre l’IRPEF, ma per il 2018 restano da trovare circa 20 miliardi (anche se il governo sta provando di ridurli a 15) per disinnescare gli aumenti di IVA e accise. Si consideri che di ridurre la spesa non se ne parla. Il DEF di recente emanazione, infatti, stima un aumento di quasi 45 miliardi tra il 2016 e il 2020, anche se il peso in rapporto al Pil diminuirebbe dal 49,6 al 47 per cento. Il problema è che se il Pil cresce meno di quanto stimato dal governo (circostanza che in passato si è verificata spesso), quella diminuzione in rapporto al Pil non si materializzerà. E resterà l’aumento in valore assoluto.
Comunque sia, la riduzione della spesa non è una fonte di copertura, se non marginale, per Renzi (e non solo per lui, a onor del vero). Eppure sarebbe l’unica copertura credibile in una situazione come quella dell’Italia. Quando Renzi afferma “io ho picchiato come un fabbro e portato a casa 20 miliardi l’anno”, in realtà non ha portato a casa un bel nulla. Semplicemente ha ottenuto la concessione a fare più deficit, ossia più tasse future.
Nessun taglio delle tasse può essere duraturo se finanziato in deficit, a maggior ragione quando il debito pubblico ha le dimensioni di quello italiano. Per questo chi promette tagli di tasse senza coprirli con tagli strutturali di spesa non può essere credibile.
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