di FABIO BERTAZZOLI
Negli ultimi anni, la narrativa dominante ha spesso dipinto la Russia come una minaccia esistenziale per l’Occidente, sostenendo la necessità di un continuo aumento delle spese militari da parte della NATO. Ma i numeri raccontano una storia ben diversa.
Già nel 2020, analizzando i dati del SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute), emergeva un divario abissale tra le spese militari della NATO e quelle della Russia. La NATO, nel suo insieme, spendeva circa 1.100 miliardi di dollari l’anno, mentre la Russia si fermava a circa 62 miliardi di dollari. Un rapporto di circa 18 a 1.
Nel 2023, con un’economia di guerra attivata, la spesa militare russa è aumentata a 126,5 miliardi di dollari. Tuttavia, anche la NATO ha incrementato il proprio budget, raggiungendo la cifra astronomica di 1.300 miliardi di dollari.
Soltanto l’Europa ha speso in armamenti 374,2 miliardi di dollari, quasi il triplo rispetto alla Russia. Eppure, le istituzioni europee, con in testa la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, continuano a chiedere un ulteriore incremento delle spese per la difesa, ipotizzando un aumento di 800 miliardi di dollari.

Questa richiesta appare ingiustificata e profondamente preoccupante. Quale minaccia potrebbe mai giustificare un simile divario? Per credere alla narrazione dominante, bisognerebbe immaginare che la Russia, con una spesa militare di gran lunga inferiore, voglia aggredire un’alleanza che spende dieci volte tanto. Sarebbe come sostenere che un bambino di dieci anni voglia aggredire l’intera squadra degli All Blacks.
Se si analizzano i dati in modo razionale, emerge chiaramente che l’attuale corsa al riarmo non ha motivazioni difensive, ma risponde ad altri interessi. La speranza è che si tratti “solo” di un’enorme operazione di corruzione e spreco di denaro pubblico, e non del preludio a un’escalation militare che potrebbe condurre a uno scenario catastrofico.
In un mondo in cui la Russia non può competere militarmente in campo convenzionale con la NATO, l’unica sua risposta possibile a un’aggressione occidentale sarebbe l’uso delle armi nucleari, settore in cui Mosca ha un vantaggio sia quantitativo che qualitativo, grazie alla tecnologia ipersonica che l’Occidente non è ancora in grado di intercettare.
Per questo motivo, è essenziale fermarsi a riflettere sui numeri prima di lasciarsi trascinare da retoriche belliciste. Chi sostiene che la Russia stia pianificando la conquista dell’Europa o ha interessi diretti in questa narrazione, o non ha analizzato i dati con obiettività. Gli Stati, in fin dei conti, sono entità capaci dei peggiori crimini, mosse da interessi di potere e dominazione, mentre le popolazioni sono da sempre solo vittime innocenti dei giochi politici e militari delle loro classi dirigenti.
L’invito, dunque, è quello di guardare ai numeri, di analizzarli con spirito critico e di mettere in discussione la narrazione dominante. In questa vicenda, non ci sono “buoni” e “cattivi” assoluti, ma una realtà ben più complessa che merita di essere intesa in tutta la sua profondità. La situazione va compresa non soltanto per mero interesse intellettuale, ma soprattutto per capire che non ci dobbiamo lasciar trascinare nella peggiore di tutte le sciagure che ci possono capitare, vale a dire l’omicidio di massa denominato guerra.