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Strasburgo: l’Italia deve risarcire i danni da vaccino

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di REDAZIONE

Il premier Mario Draghi si è già portato avanti: per assistere ad una sua conferenza stampa il green pass semplice non basta. Serve pure il tampone, come ha raccontato il quotidiano Il Tempo. Il motivo è facilmente intuibile: anche un vaccinato contagia, si ammala e finisce in ospedale, pure se in forma molto ridotta per le fasce d’età più giovani. E per capire dunque come evolverà la questione green pass in Italia, dobbiamo dare un’occhiata sui contagi all’estero. In Israele, il Paese più vaccinato del mondo, la variante Delta del Coronavirus sta portando brutte sorprese: l’efficacia del vaccino Pfizer nel fermare l’infezione, riporta il Jerusalem Post, è scesa dal 95% al 39%, e al 16% per chi si è vaccinato oltre sei mesi fa. Il 90% dei nuovi contagiati superiori a 50 anni è già vaccinato, così come il 60% dei pazienti gravi. Per questo si pensa ad un richiamo per chi è stato inoculato da oltre cinque mesi.

Se questo accade in Israele, non c’è ragione di non pensare che presto non avverrà da noi, con gli ospedali di nuovo pieni, stavolta anche di vaccinati. E immaginatevi dunque cosa potrebbe succedere. S’inventeranno il “golden pass”, ossia vaccinati, ma di fresco, e con tampone? Ci saranno discriminazioni di primo, secondo e terzo grado? Ce lo chiediamo dato che già ora i quesiti si moltiplicano. Perché, ad esempio, uno dovrebbe fidarsi del green pass di un vaccinato senza tampone se questi può risultare contagioso? Se non si fida il premier, devono fidarsi gli altri? E, ancora: perché il green pass al bar serve solo per sedersi al tavolo e perché deve esibirlo il cliente del ristorante e non il ristoratore? Decide il virus con chi prendersela? Questo delirio è destinato a ingrandirsi (almeno in Italia e non in Stati meno schizofrenici come la Germania, dove di green pass nemmeno si parla). Non a caso illustri uomini di legge, appoggiati dalle più fulgide penne del giornalismo italico, suggeriscono l’obbligo vaccinale per poter lavorare.

Un’ideona per costringere tutti a farsi l’iniezione, ideona che tuttavia stride con la Risoluzione 2361 sui diritti umani dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa di Strasburgo, datata 27 gennaio 2021. In essa si dichiarava che la vaccinazione anti Covid «non è obbligatoria» e che «nessuno è sottoposto a pressioni politiche, sociali o di altro tipo per essere vaccinato se non lo desidera». Ognuno dei 47 Stati aderenti deve altresì garantire che «nessuno venga discriminato per non essere stato vaccinato, per possibili rischi per la salute o per non volersi vaccinare». Questo per dire quanto l’Italia che blatera in tv e scrive sui giornali ne sappia di diritti umani. Ma è il punto 7.1.5 della Risoluzione il più interessante, anche perché nessuno lo dice, ma i nostri politici lo conoscono benissimo, visto che c’erano quando fu approvata. E lascia pensare che il green pass e l’odio sociale scatenato tra Pro Vax e No Vax sia solo un’arma di distrazione di massa dal nocciolo della questione. Il punto, infatti, recita così: l’Assemblea esorta i Governi a «mettere in atto programmi indipendenti di compensazione vaccinale per garantire il risarcimento per danni indebiti e danni derivanti dalla vaccinazione».

Cioè lo Stato italiano dovrebbe indennizzare le persone vaccinate per il Covid e colpite da eventi avversi. Ora, visto che la Risoluzione risale a gennaio 2021, la domanda è: com’è che nessuno ne parla? Com’è che finora si è sempre solo discusso di un consenso informato che suonava un po’ come liberatoria verso lo Stato e verso le case farmaceutiche e mai si è accennato a possibili risarcimenti per chi subisce danni da vaccino? L’Italia ha deciso di aderire o no alle richieste di Strasburgo? Perché, in proposito, ci potrebbero essere già persone in attesa per il caso della “brillante” gestione del vaccino Astrazeneca da parte di politici e scienziati di gran fama, su cui il Codacons ha già promosso un’azione indipendente. Ci sono morti per trombosi, la cui correlazione con il vaccino è ancora da dimostrare, anche se il foglietto illustrativo lo metteva in conto e fu bellamente ignorato dagli Open day aperti a giovanissime donne. E dunque sarebbe bene per tutti sapere se lo Stato italiano sta dalla parte dei diritti umani o se siamo al solito «armiamoci e partite». Perchè ad Eudravigilance, la bancadati europea per l’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai medicinali, i casi segnalati spontaneamente di effetti collaterali non sono poi pochissimi.

Al 4 luglio, per Astrazeneca, su 58,4 milioni di dosi inoculate (non dimentichiamo che ogni persona ne fa due), i casi segnalati di eventi avversi erano 152.250, dei quali 938 fatali. Alla stessa data, per Pfizer, su 276 milioni di dosi (sempre due dosi a persona), i casi segnalati erano 206.668, dei quali 3848 fatali. Non sono numeri di complottisti, ma cifre riportate sugli aggiornamenti di sicurezza ufficiali dell’Ema, l’Agenzia Europea dei Medicinali, il 14 luglio. Certo, è tutto da stabilire se quegli eventi avversi siano dovuti davvero ai vaccini. Però, in attesa di conoscere l’esito delle indagini, un conto è scegliere se farsi inoculare da soli, un altro è sapere se lo Stato ti è vicino e ti copre almeno i danni. Un altro ancora è essere costretti al vaccino dietro minaccia di non lavorare più. E assumersene pure tutti i rischi. Questo fa a pugni con una risoluzione di Strasburgo approvata da 47 Stati europei. E dunque con i diritti umani, per i quali l’Italia – giova ricordarlo – è da decenni tristemente al primo posto tra i Paesi occidentali per le infrazioni commesse: lentezza processuale, violazione dei diritti della difesa, intrusione illecita nella proprietà privata e, vedicaso, nella vita delle persone.

DOCUMENTI

Risoluzione 2361 sui vaccini (non obbligatorietà, divieto di discriminazioni, risarcimenti) dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa di Strasburgo – SCARICA

Vaccino Pfizer, aggiornamenti di sicurezza del 14 luglio dell’Ema, con i dati di Eudravigilance – SCARICA

Vaccino Astrazeneca, aggiornamenti di sicurezza del 14 luglio dell’Ema, con i dati di Eudravigilance – SCARICA

TRATTO DA QUI

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