Mi sono imbattuto in un articolo sul Sole 24 Ore di Fabio Ghiselli, autore di un libro dal titolo “Giù le tasse, ma con stile!”. Incuriosito, ho letto l’articolo aspettandomi di trovare proposte per una effettiva riduzione delle tasse.
Invece, dopo una serie di critiche al sistema fiscale, definito “un insieme di disposizioni farraginoso, distorsivo, scoordinato, ricco di “linee di frattura” difficilmente comprensibili generate dall’introduzione, nel tempo, di una miriade di deduzioni, detrazioni, esenzioni, imposizioni sostitutive del tutto illogiche e volte più a facilitare la gestione amministrativa dell’imposizione e dei controlli, che a rispondere a una ratio fondata sui necessari requisiti di equità e giustizia”, ho trovato solo proposte che con il calo delle tasse mi pare non abbiano nulla a che fare.
Ecco, per esempio, la proposta relativa all’Irpef:
- “La riforma dell’Irpef è sicuramente quella più urgente. Progressività vera, più lenta e lineare, inclusione dei redditi, revisione delle deduzioni e detrazioni con una accentuata attenzione agli aiuti alle famiglie e ai soggetti cosiddetti incapienti, dovrebbero essere i capisaldi.”
In sostanza, nessuna riduzione vera, se non per alcuni. Avanti con l’Iva:
- “Una rimodulazione delle aliquote Iva per tenere conto dell’evoluzione dei consumi e ridurre la regressività tipica dell’imposta.”
Anche in questo caso, non sembra che l’idea sia quella di un calo del gettito. Quanto agli immobili:
- “Una revisione della fiscalità immobiliare (riforma del catasto) e dei tributi locali, che dovrà garantire l’autonomia impositiva degli enti territoriali, ma nello spirito del coordinamento di sistema richiesto dall’art. 119 della Costituzione.”
Attenzione: la riforma del catasto non sarebbe altro che il passo preliminare di un inasprimento della tassazione immobiliare. Venendo alle imprese:
- “Così come appare necessario ripensare il modello di imposizione delle imprese, per le quali la dualità fondata sull’Ires e Irap, sembra apparire superata, così come la differenziazione per tipologia soggettiva dell’esercente l’attività d’impresa.”
Bene: ma con quale calo di oneri per le imprese? E vogliamo tralasciare l’imposta di successione e la patrimoniale?
- “E poi c’è il grande tema delle disuguaglianze e dei pericoli per la sopravvivenza ordinata dello Stato che potrebbero derivare da una ridotta coesione sociale, ormai certificata dall’Istat. Per cui è tempo che si affronti senza preconcetti ideologici il tema dell’utilità, ai fini di un migliore equilibrio del sistema e di un rafforzamento della progressività, dell’applicazione effettiva di una riformata imposta di successione e donazione e dell’introduzione di un’imposta sui grandi patrimoni, come prevedono le legislazioni altri Paesi dell’Ue. Il maggior gettito ricavato potrebbe essere impiegato per ridurre la pressione fiscale sul lavoro, per implementare politiche pre-distributive e per avviare un percorso concordato di riduzione del debito pubblico, magari in cambio di una concreta attuazione della cosiddetta golden rule per gli investimenti in infrastrutture e per la messa in sicurezza del territorio.”
Di fatto, una randellata a qualcuno per (forse) ridurre le tasse ad altri. Ghiselli parla poi di web tax e Tobin tax, concludendo che ritiene “necessario avviare un percorso di riforme nell’ambito di una vera “politica fiscale” che guardi a un orizzonte temporale di medio-lungo termine e che non sia condizionata solo da mere esigenze di “cassa” di breve periodo.”
In sostanza, di reali cali di tasse non si vede traccia. Se il contenuto del libro (che a onor del vero non ho letto) è riassunto nell’articolo, il titolo è quanto meno ingannevole.