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La superficialità e la parzialità di alcuni indipendentisti

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google indipendentistidi ENZO TRENTIN

Albert Taylor Bledsoe (1809 – 1877) è stato un prete episcopale, avvocato, professore di matematica, e ufficiale dell’esercito confederato ed era meglio conosciuto come l’architetto della causa persa, difensore del Vecchio Sud e dell’ideale confederato. Ebbe a scrivere: «Forse nessun’altra questione di filosofia politica o di diritto internazionale, foriera di cosi gravi sventure, è stata analizzata con tanta superficialità e parzialità come il diritto di secessione

Più recentemente Andrea Arman [http://vivereveneto.com/2014/10/15/liberta-per-i-veneti-prima-parte/ ] scrive: «l’Indipendentismo Veneto è andato in stallo. Mancano le idee e mancano le risorse. Lo dico perché escludo qualsiasi valenza positiva per la nostra causa a quell’iniziativa di partecipazione alle elezioni regionali [del 2015. Ndr] che anzi considero un percorso di grave nocumento alla causa.»

E qui noi vorremmo innestare un giudizio morale, perché secondo noi c’è una dose d’immoralità, commista ad una sorta di Sindrome di Stoccolma (ovvero di amore verso il proprio carceriere), in coloro che volendo l’autodeterminazione di un territorio brigano (anche volendo farsi eleggere) nelle istituzioni di quello Stato dal quale vogliono rendersi indipendenti. E vorremmo fin da ora ricordare allo scettico che il suo assunto secondo il quale i giudizi morali non hanno alcuna influenza sulle azioni reali degli individui e delle nazioni è estremamente discutibile alla luce di un fatto molto semplice: anche i più efferati autori di ingiustizie, e specialmente quegli individui senza scrupoli che più di altri si sono rivelati abili manipolatori di volontà, hanno invariabilmente riconosciuto l’importanza di dotare di giustificazioni morali le proprie azioni. Da Giulio Cesare, che tentò di giustificare l’invasione della Gallia come una misura puramente difensiva, a Adolf Hitler, che definì la conquista come la prerogativa della razza superiore, i tiranni, così come i difensori della libertà dei nostri giorni, si sono sempre sforzati di motivare le proprie politiche dal punto di vista morale. Un esempio contemporaneo? Renzi & Co. cercano di farci credere che è immorale n[on pagare le tasse da loro decise, e con il gettito delle quali si auto-liquidano privilegi a go-go.

Dovremmo poi chiederci: esiste un diritto costituzionale alla secessione? Solo la costituzione sovietica contemplava un simile diritto, peraltro mai esercitato. In Spagna come in Italia ciò non è previsto. Dobbiamo allora rassegnarsi all’impotenza? A quali tipi di associazione politica conviene un diritto di autodeterminazione, e sotto quali condizioni? Nel diritto internazionale esistente la secessione è trattata in modo adeguato? E quali dovrebbero essere le migliorie? Ad esempio: non dovrebbero forse esservi delle clausole che rendano competenti le Corti internazionali di giustizia a mediare tra i secessionisti e il governo, al fine di valutare se la secessione sia giustificata e se le corrette procedure per l’esercizio del diritto di secessione siano state seguite? Ma gli Stati hanno davvero interesse a rischiare il loro smembramento nell’istituire tali strumenti? Noi crediamo di no.

Eppure un diritto a secedere secondo Lea Brilmayer [professoressa di Diritto Internazionale. Ha insegnato in diverse scuole di diritto sia come un professore o visiting professor, tra cui l’Università del Texas, l’Università di Chicago, l’Università del Michigan, la Columbia Law School, Harvard Law School e la School of Law di New York University. È membro dei bar del Texas e della Corte Suprema. Lei è spesso citata per i suoi scritti accademici sul nazionalismo e lo status giuridico internazionale dei movimenti secessionisti], è rappresentato dal fatto che ogni efficace giustificazione alla secessione includa una rivendicazione valida al territorio, basata sulla rimostranza storica che il territorio in questione è stato nel passato ingiustamente sottratto ai secessionisti. Questo aspetto sembrerebbe calzare a pennello alla causa veneta, che rivendica l’illegittimità della caduta della Repubblica di Venezia, e del referendum truffa del 1966.

autodeterminazioneIn realtà una filosofia politica che dà valore all’autodeterminazione, promuove la diversità e considera lo Stato come un artificio concepito per soddisfare le necessità umane e non certo alla stregua di una divinità o di un’immutabile realtà naturale. Ma a questo proposito, i sedicenti indipendentisti quali progetti istituzionali concreti possono esibire per evitare che le Padanie, i Granducati e le Serenissime non si trasformino nel “Leviatano della celeberrima opera di Hobbes, o in nuove gabbie mentali e folkloriche analoghe a quella italiana? Su quale foedus, patto o contratto politico-sociale i vari Comuni e Borghi che abbiano visioni differenti tra loro, non conciliabili e neppure unanimi, convivranno? Di quale indipendenza si vuole parlare? Possiamo dare credito a quei boccaloni che sostengono: prima l’indipendenza, poi si vedrà?

Un’autodeterminazione o secessione può rompere antiche alleanze, stimolare la formazione di nuove, infrangere equilibri di potere, creare popolazioni profughe, mettere in pericolo il commercio internazionale. Può anche avere come esito una grande perdita di vite umane. E, che agisca o meno, ciascun governo deve prendere posizione nei confronti di ogni movimento secessionista (Italia e Spagna lo hanno già fatto), se non altro per l’eventuale riconoscimento dell’indipendenza del gruppo che mira alla secessione. Ma come può essere tutto ciò in assenza di un qualsiasi progetto istituzionale innovativo.

La storia del movimento separatista del Jura dovrebbe insegnare che c’è un modo democratico di affrontare tali problemi. Con l’aiuto della democrazia [diretta], i separatisti furono in grado di generare un pubblico dibattito sulla loro piattaforma politica. Una progetto politico che nessun movimento indipendentista dall’Italia possiede. E quindi compensare non già la mancanza di rappresentanza che alcuni sedicenti indipendentisti ricercano vanamente. Questa, altri loro concittadini aderenti alla partitocrazia la garantiscono.

È un fatto ben noto che è la mancanza di una voce, e la mancanza di rappresentanza possono facilmente portare le minoranze a ricorrere alla violenza. Ma qui la rappresentanza c’è, ed è chiaramente collaborazionista con il potere costituito. Benché, a chiacchiere, qualcuno argomenti in contrario. Né ci si può affidare a chi – in qualità di ex rappresentante – vive da anni dei vitalizzi, degli stipendi e dei privilegi di un potere legale ma illegittimo, a volte corrotto, corruttibile, troppo spesso inefficiente. Costoro non hanno interesse a che l’Italia sia territorialmente menomata di una parte del suo territorio. Specialmente se prodiga di gettito fiscale e/o impositivo, perché quell’Italia toglierebbe prontamente e sicuramente i loro privilegi. Infatti, perché continuare a pagare?

La vittoria del Jura fu una combinazione di democrazia diretta e federalismo che resero possibile la creazione del nuovo Cantone. Le condizioni per le quali fu richiesto il processo di separazione furono: “il diritto a richiedere un referendum (“Volksbefragung”) o a prendere parte in esso appartiene a quei cittadini che hanno diritto di voto sulle materie cantonali e che hanno il loro luogo di residenza in un Comune situato all’interno dell’area in cui il referendum è effettuato […]”. Questa formula definì il popolo del Jura, con il suo diritto all’autodeterminazione, non come comunità etnica o “ethnos“, come sostenevano alcuni separatisti, ma come cittadini di uno Stato “democratico”. I princìpi fondamentali dell’autodeterminazione nazionale nel contesto di una votazione popolare sulla separazione del Jura da Berna, furono sintetizzati nella domanda: «A chi appartiene il popolo del Jura?».

Analogamente potremmo parafrasare: «A chi appartiene il popolo veneto, lombardo, sardo, siciliano, sud tirolese, etc.?» Un referendum di tal fatta può e deve essere fatto al di fuori delle istituzioni italiane; ma deve contemporaneamente offrire garanzie di correttezza e certificazione internazionale.

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1 COMMENT

  1. Concordo con Trentin sulla incongruenza di continuare a votare i soliti personaggi collusi con lo Stato italiano poiché, per dei cittadini disillusi da questa classe politica e da questi partiti, sarebbe una contraddizione in termini affidarsi a chi si contesta, ma, denunciata la incoerenza voglio lo stesso proporre un “percorso” che può sembrare illogico a fronte di quanto detto finora.
    Mi sono imbattuto, poco tempo, fa in una denuncia di un avvocato, tal: Marco Mori, che ha proposto di denunciare le massime Cariche dello “Stato nemico” per Alto Tradimento.
    Allo scopo ha “steso” una denuncia da compilarsi a cura di ciascuno di noi, l’avv. Mori mette a disposizione il suo Studio come punto di riferimento per tutte le denunce che venissero presentate in tutta Italia.
    È evidente che l’accusa consegnata nei termini indicati: – link qui sotto – ha poca possibilità di venire presa in considerazione da Magistratura, Carabinieri o altra Autorità italiana alla quale ci si volesse rivolgere per la esecuzione della “denuncia”, anche perché, spesso, le persone poste in quei posti delicati devono il “favore” della propria “posizione” proprio a coloro i quali noi accusiamo.
    Potrebbe rappresentare però, questa denuncia, il desiderio reale di cambiare da parte di noi tutti, su questa si potrebbero “testare” la reale intenzione dei movimenti indipendentisti, e, se anche non avesse a produrre “effetti” in questo regime, rappresenterebbe un punto di partenza per la futura Magistratura Indipendente.
    Offrirebbe visibilità al nostro “punto di vista” e stimolerebbe la formazione-creazione di una Magistratura nazionale.
    Quale Movimento indipendentista, o sedicente tale, potrebbe non sottoscrivere una denuncia del genere?
    Se i cittadini vanno sempre più a ingrossare i ranghi di queste Organizzazioni vuol dire che lo scontento cresce continuamente, … e dunque …?
    Bruciare i “vascelli” alle proprie spalle è una forma per garantirsi da ogni ripensamento e confermarci nelle nostre decisioni.
    Ci saranno Movimenti, cosiddetti indipendentisti, disposti ad appoggiare questa iniziativa?
    Potrebbe essere per loro momento di crescita.

    Ecco la denuncia integrale e scaricabile contro il golpe finanziario in atto

    http://www.salviamogliitaliani.it/ecco-la-denuncia-integrale-e-scaricabile-contro-il-golpe-finanziario-in-atto/

    di Marco Avv. Mori –

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