Da qualche tempo a questa parte diverse associazioni di categoria, a cominciare da Confindustria, chiedono al governo di ricorrere ai prestiti del Meccanismo Europeo di Stabilità e utilizzare parte delle risorse per abolire l’Irap.
Non a caso sul sole 24 Ore la tesi è condivisa. Per esempio, scrive Dino Pesole:
“Se una delle priorità, in linea con la richiesta avanzata sabato scorso da nove organizzazioni imprenditoriali, è di utilizzare subito tutte le risorse disponibili per sostenere imprese e famiglie, occorre superare i contrasti politici sull’eventuale ricorso al Mes. Ipotesi percorribile? La nuova linea di credito del Fondo salva-Stati prevede come unica condizione che i fondi siano destinati a far fronte ai “costi diretti e indiretti” della pandemia. L’Irap finanzia la sanità, dunque uno “scambio” Mes-Irap potrebbe essere tecnicamente fattibile.”
Come è noto, il M5S è contrario alla richiesta di prestiti al MES, nonostante la bassa condizionalità e il tasso di interesse irrisorio. Punto di vista che nell’opposizione è condiviso da Lega e FdI. Tutti quanti temono assalti alla sovranità dell’Italia da parte della Ue. Non starò a discutere di questo, quanto della idea di abolire l’Irap con le risorse prese a prestito dal MES.
L’idea si attacca al fatto che l’Irap serve anche a finanziare la sanità pubblica. Dato che le risorse prese a prestito dal MES avrebbero come unica condizione di essere utilizzate per far fronte alle conseguenze (in primis sanitarie) della pandemia, ecco che è sembrata brillante l’idea destinarle a finanziare un taglio dell’Irap.
Ben venga, ovviamente, una riduzione delle tasse, a maggior ragione dell’Irap, una delle invenzioni più fiscalmente sadiche di Vincenzo Visco. Il problema, però, è che, per quanto a tasso irrisorio, le risorse del MES sono sempre un debito, che va ripagato. Ridurre le tasse a debito non è una buona idea, perché prima o poi dovranno essere aumentate nuovamente.
Viceversa, la via maestra per ridurre le tasse consiste nella riduzione della spesa in modo strutturale. Tale può essere solo una riduzione permanente di una spesa che è pienamente controllabile. Per questo non vanno ascoltate neppure le voci che (come già in passato) pensano di sostituire la riduzione della spesa per interessi con altre voci di spesa o con tagli di tasse.
O si riduce il consumo di tasse, o le tasse non possono essere realmente ridotte. In un Paese in cui l’aspirazione di molti sembra essere quella di consumare tasse altrui, non c’è da essere ottimisti.