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Taiwan: Giappone e Stati Uniti fanno arrabbiare i cinesi

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di REDAZIONE

Taiwan è un fronte internazionale aperto, caldo anzi. Giovedì 15 luglio scorso, un aereo da trasporto statunitense è atterrato nella provincia cinese di Taiwan. Questo – per la dittatura cinese – rappresenta un abominevole atto provocatorio in aperta violazione delle disposizioni dei tre comunicati congiunti sino-statunitensi. In risposta, la parte cinese ha espresso una forte opposizione e ha lanciato un solenne avvertimento: L’Esercito Popolare di Liberazione Cinese mantiene una posizione di alta allerta e prenderà tutte le misure necessarie per schiacciare qualsiasi cospirazione per la cosiddetta “indipendenza di Taiwan”.

Il 6 luglio, Kurt Campbell, l’alto funzionario responsabile degli affari indo-pacifici presso il Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha chiarito di non sostenere “l’indipendenza di Taiwan”. Per molti media internazionali questo significa che le politiche relative a Taiwan dell’attuale governo statunitense torneranno alla razionalità. Tuttavia, solo dieci giorni dopo, un aereo da trasporto militare statunitense è atterrato a Taiwan, impegnandosi in modo sfacciato in un legame militare. Questo atto non solo ha rivelato il vero volto dell’inganno strategico degli Stati Uniti e il suo tentativo di “contenere la Cina con il controllo di Taiwan”, ma ha anche fatto capire alla gente che gli Stati Uniti non hanno la credibilità di un grande paese.

La questione di Taiwan rappresenta un interesse centrale della Cina ed è l’argomento più sensibile nelle relazioni sino-americane. In realtà, l’attuale governo degli Stati Uniti ha perdonato e incoraggiato le forze separatiste dell’“indipendenza di Taiwan”. Quest’atto sbagliato non solo ha portato Taiwan in una situazione pericolosa, ma ha anche reso ancora più tese le relazioni tra Cina e Stati Uniti.

A ciò si aggiunga quanto successo in Giappone. Il ministero della Difesa giapponese (MOD) ha rimosso per la prima volta Taiwan da una mappa della Cina pubblicata nel libro bianco delle Forze armate uscito il 13 luglio. I giapponesi sanno che davanti all’ascesa cinese serve sviluppare deterrenza; e sanno altrettanto di avere bisogno di moltiplicatori di forza.

La questione che separa Washington e Tokyo non è tanto strategica quanto tattica. Entrambe hanno riconosciuto reciprocamente che il contenimento di Pechino, l’arretramento anche per deterrenza militare da aree come Taiwan o il Mar Cinese su cui si stanno coordinando, sia una necessità di lunga durata, ma la tattica cambia. Gli americani vorrebbero procedere subito con vigore, perché temono di doversi poi scontrare con un’espansione troppo larga; i giapponesi accettano in alcuni campi una sorta di status quo perché temono che un’implosione cinese sotto i colpi americani possa essere problematica anche per loro.

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