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Taiwan vota e continua a voltare le spalle alla dittatura cinese

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di REDAZIONE

(Agenzia) – La presidente uscente taiwanese, Tsai Ing-wen, è stata rieletta per un secondo mandato, con un forte sostegno a premiare la sua ferma posizione contro la Cina. Sconfitti Han Kuo-yu, del Partito nazionalista, che ha ammesso la disfatta e chiamato Tsai per congratularsi, e James Soong, del piccolo Partito prima il popolo. L’isola ha scelto “libertà e democrazia” e ha rigettato l’ipotesi del modello ‘un Paese, due sistemi’ proposto da Xi per replicare la semi-autonomia concessa a Hong Kong e Macao.

Tsai ha vinto con numeri record, in base ai risultati finali: ha ottenuto 8,17 milioni di voti (57,13% del totale), un numero mai raggiunto nelle precedenti tornate elettorali presidenziali. Il nazionalista Ma Ying-jeou aveva avuto 7,65 milioni di voti nel 2008.

Il più agguerrito rivale di Tsai, il nazionalista Han Kuo-yu, si è fermato a 5,52 milioni di voti (38,61%) e James Soong, il terzo candidato, a 608.590 (4,25%). L’affluenza è salita al 74% (dal 66,38% nel 2016) sui 19,3 milioni di elettori registrati.

Risultato politico

Quanto al risultato delle politiche, il Partito democratico progressista (Dpp) di Tsai è accreditato di 61-62 seggi (dai 68 del 2016), sufficienti a mantenere la maggioranza dei 113 seggi che compongono il parlamento (Legislative Yuan). I nazionalisti del Kmt dovrebbe salire a quota 39 (dai 34 del 2016). Ai partiti minori andrebbero un totale massimo di 15 seggi. Dopo la sconfitta del candidato del suo Partito alle presidenziali di oggi, Han Kuo-yu, il presidente del Kuomintang, il Partito Nazionalista di Taiwan, Wu Den-yih, si è dimesso dalla carica.

Tsai: “Cina abbandoni minacce”

Tsai Ing-wen, ha vissuto le elezioni presidenziali che si sono tenute sull’isola come un referendum sui rapporti con Pechino. “La Cina deve abbandonare le minacce di uso della forza contro Taiwan”, ha detto durante una conferenza stampa, a Taipei, in serata. “La democratica Taiwan e il nostro governo democraticamente eletto non cederanno a minacce e intimidazioni”. A decidere l’esito del voto è stata l’opposizione della presidente uscente contro Pechino, che considera Taiwan una provincia ribelle da riportare sotto il suo controllo, se necessario con la forza. I leader comunisti sin dall’arrivo al potere di Tsai nel 2016 hanno assunto un duro approccio nei suoi confronti, adirati per il suo rifiuto di affermare che Taiwan e la Cina continentale appartengano a ‘una sola Cina’.

Pechino: “No a qualsiasi forma di indipendenza”

La politica “verso Taiwan è chiara e coerente: aderiamo alla riunificazione pacifica e al modello ‘un Paese, due sistemi’, salvaguardando con forza la sovranità nazionale e l’integrità territoriale” ha detto Ma Xiaoguang, portavoce dell’Ufficio degli Affari su Taiwan del governo di Pechino, in una nota che è la prima reazione ufficiale alla conferma di Tsai Ing-wen alle presidenziali di Taipei. La Cina, ha aggiunto Ma, si oppone “risolutamente a qualsiasi schema o atto di indipendenza”.

Usa, Pompeo: “Tsai mantiene stabilità”

Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, si è congratulato con la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, rieletta al vertice dell’isola, e ne ha elogiato “la forte partnership con gli Stati Uniti” e l’impegno “per mantenere la stabilità nello Stretto di fronte a un’inarrestabile pressione”. Lo ha affermato lo stesso Pompeo, in una dichiarazione in cui non viene menzionata direttamente la Cina, ma che potrebbe innescare la reazione sdegnata di Pechino.

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