Innanzitutto due premesse: pur usando il termine “terrone” in senso diciamo ironico, sono convinto che, aldilà dei problemi secolari tragici e pesantissimi a livello sociale e politico come la mafia, la disoccupazione spaventosa, la frequente malgestione economica, ecc., il Meridione italiano ha aspetti meravigliosi, culturalmente, come tradizioni, gastronomia, bellezze naturali ed anche un senso della vita che fa molto bene all’anima. Ogni tanto, io milanese, vorrei andare a vivere per qualche periodo in Meridione. Seconda premessa: ormai quasi sempre la realtà supera la fantasia. Infatti circa vent’anni fa, in un programma tv di Funari , “Zona Franca” io accoglievo ironicamente in musica l’ospite politico di ogni puntata con un ritornello buffo. Quel giorno venne Bossi, un Bossi cinquantenne, forte, convinto, energico e lombardo ed io, me lo ricordo ancora, gli cantai:
“Adora ‘u pisce spada / cime di rape per contorno / vorrebbe essere il capo / della Cassa del Mezzogiorno / San Gennaro e San Nicola / tutti quanti si son mossi / mandolini per Umberto Bossi”.
Lui rise di gusto con Funari. Ora, a parte il fatto che l’Umberto è nato il 19 settembre, ovvero San Gennaro, il resto della sua storia ha dimostrato quanto sia incredibilmente un VERO TERRONE. In senso chiaramente e ironicamente (forse mica tanto) spregiativo. Da giovane Bossi era precario e senza lavoro: si sposò nel 1979 con la prima moglie Gigliola Guidali senza avere un lavoro. Ogni mattina, dice l’ex-consorte, lui usciva di casa dicendo: “Vado a lavorare in ospedale…” cosa mai accaduta e con la laurea inesistente, quindi bugiardo. La questione del titolo di studio, da TERRONI ignoranti che non han studiato, è sempre stata importante per la famiglia Bossi: per Umberto, come detto, niente laurea ma ben tre feste come neo-dottore in medicina (ho anche un’amica che tanti anni fa partecipò ad una delle tre). Per il primogenito Riccardo, ormai 33enne, mancano ancora una decina di esami per ottenerla (ci riuscirà?) e del Renzo-Trota, pluribocciato alla maturità e la sua laurea albanese, stendiamo un velo pietoso. Inoltre sempre da VERI TERRONI i Bossi han sistemato ovunque membri della famiglia con lauti stipendi istituzionali italiani e non padani: il fratello di Umberto, Franco Bossi con diploma di media inferiore, ebbe posto di Assistente Parlamentare cioè portaborse, dal 2004 al 2009, per l’europarlamentare Matteo Salvini e stessa cosa per il primogenito Riccardo Bossi portaborse di Franceso Speroni, il tutto con stipendi mensili non da operaio metalmeccanico. Pietà anche per la vera terrona siciliana Manuela Marrone, seconda moglie, insegnante e baby-pensionata (evidentemente allora si poteva però è una terronata) ma non per stare in pensione ma per fondare nel 1998 a Varese la sua scuola privata Bosina, finanziata nel 2010 con soldi statali per 800 mila euro (molte scuole statali non han soldi per la carta igienica) più altri consistenti introiti elargiti recentemente dal tesoriere della Lega.
Sempre da VERI TERRONI i pagamenti ancora da parte della Lega al Trota attraverso il suo autista e guardaspalle Alessandro Marmello, di cui sappiamo e abbiamo visto i filmati in auto, stile candid-camera, ed anche al figlio Riccardo, fiumi di soldi per acquistare e noleggiare macchine, rally, dentisti, rette universitarie, affitti di case, ristoranti e benzina, ristrutturazione della casa di Gemonio e chissà ancora che altro. Non parliamo solo di soldi e ricordiamo i comportamenti intransigenti del Senatur- terùn: solo lui ha sempre deciso, come un BOSS-TERRONE, chi rimaneva e chi era da allontanare dalla Lega, ad esempio il professor Gianfranco Miglio (e senza il minimo dubbio e contestazione promosse il figlio Trota ai massimi livelli nella Lega, che l’ho sentito parlare nelle interviste è una cosa vergognosa).
Penso si potrebbe andare avanti all’infinito e la magistratura verificherà tutto, però l’impressione è che i Bossi siano proprio dei VERI TERRONI. E da bravo terrone il Trota-Renzo dove se ne va in vacanza? In Marocco. Minchia, che Terùn!!!
il familismo amorale. ecco la chiave.
se il dna del terun è questo, abbozzi è un terun.
Il grande guaio è che anche nel nord ci sono tanti importanti personaggi che si comportano come quello di cui parla Pongo.
Mi fa schifo che si adoperino questi termini, il senso e’ ovviamente dispregiativo. Io sono uno di quelli che si e’ sentito dire spesso terrun ed e’ emigrato 3000 KM da casa per non vivere con voi custodi del buon fare del nord Italia. Guardate indietro alla storia, il vostro regno sabaudo ci ha depredato e ridotto alla fame. E ancora devo leggere terrun… mi fate skifo.
The family bossi e’ composta da un alta percentuale di deficientismo quindi per favore non facciamo a loro complimenti a chiamarli Terroni
M
eccezzzzzionale grazie per l’articolo 😉 aggiungo anche che, da vero “terrone” oggi ha di nuovo parlato difendendo i suoi “bambini” (giuro, ha detto bambini, poi si è corretto e ha detto “ragazzini”… !) che appunto erano “troppo piccoli per entrare in politica senza farsi rovinare”. Il bello è che anche lui aveva 19 anni quando cominciò … autocritica o “i figli so piezz’e’ core”? ;D
lasciate in pace il suo Ego sofferente.
I termini “polentone” e “terrone”, a mio avviso, hanno sì assunto una connotazione offensiva, ma la loro denotazione non penso lo sia, ed è quest’ultima quella che conta!
Vorrei, anzi, che almeno qui su “L’Indipendenza” ci sentissimo liberi di chiamare le cose col loro nome!
Discorso analogo si può fare per i negri: tanti giri di parole (“uomo di colore”), quando loro stessi preferiscono il “negro”. Noi caucasici, poi, siamo forse incolore? Questa fissa del politicamente corretto ci porterà a chiamare le porte “muri diversamente immobili”!
per fortuna è un POLENTUN PELLAGROSO