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Tosi, a roma, lancia il suo partito: “fare”… per fermare salvini

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TOSI BRANCHERdi LEONARDO FACCO

La parabola di Flavio Tosi è l’emblema di quell’indipendentismo fellone che da anni occupa la scena col solo obiettivo, gattopardesco, di fingere di cambiare tutto per cambiare nulla, mantenendo in vita il parafernale statalista e centralista italiano. 

Oggi, il sindaco di Verona è il nemico giurato della Lega Nord, per via del fatto che, aspirando alla candidatura in Regione al posto di Zaia, ha scelto di farsi una lista sua e candidarsi come “governatore”. Da quel giorno, Tosi è considerato – come da manuale bossiano per la gestione del movimento – traditore, poltronaro, familista, venduto ecc. ecc, a seconda del caso. Ergo, i suoi ex commilitoni non perdono occasione per far saltar fuori sorelle di Tosi da additare come imbucate, camarille con cui avrebbe gestito il potere scaligero, suoi fedelissimi che non vogliono mollare le poltrone. In vero, Tosi è sempre lo stesso. E’ di quella stessa pasta di cui era fatto quando stava nel Carroccio da capetto locale, solo che allora tutti lo difendevano, da Maroni a Salvini, fin giù all’ultimo scalda-poltrone tesserato. Questioni di interesse e carriera. 

TOSI-FAREA Tosi dell’indipendenza della Padania, o del Veneto, è mai fregato nulla (su queste pagine lo abbiamo dimostrato da anni, con inchieste puntuali). Considerato, però, che nemmeno alla Lega stessa fregava nulla, niente andava eccepito al borgomastro veronese.

Ora, sul tavolo compare una carta nuova: salta fuori che Tosi ha fatto il suo partito. Sai che novità!?! Lo aveva in naftalina da un po’. Il fatto è che Tosi – quando stava sul Carroccio – ambiva più alle primarie del centrodestra, per emergere come leader. E ci credeva per davvero, viste le disgrazie berlusconiane. Anche in questo caso i leghisti nulla avevano da eccepire, nemmeno quando con la sua Fondazione scendeva in Calabria (dove ormai è di casa anche Salvini) a fare proseliti e raccogliere un po’ di “eccheminchia & applausi”. Poi, però, è arrivata la frittata delle elezioni regionali, lo scontro a muso duro col Matteo e… puff… il suo sogno è svanito. E il partito è tornato buono. Lo ha chiamato “Fare”, più per fermare Salvini che il declino però.  

E’ talmente idealista ed innamorato del Veneto Tosi, che la nuova formazione politica l’ha presentata in una sala di Montecitorio, a Roma, insieme ai parlamentari fedelissimi. I suoi interlocutori? Verdini, Fitto, Alfano, Passera e un po’ di altra marmaglia ex-democristiana. LEGA: CON SALVINI TORNA A ORIGINI, TONI DURI E ATTACCA L'EUROSchifate le reazioni dei suoi ex compagni di verde bardati, ovviamente. Peccato che – salvo l’ex banchiere de noantri – gli altri tre, e anche quelli della marmaglia ex-dc, siano stati tutti alleati della Lega Nord al governo! Per anni.

Al solito, la presentazione s’è chiusa con tanto di parole di circostanza: “Quello che nasce oggi non sarà un partito nominativo, riferito a me perché la teoria dell’uomo solo al comando non mi piace. Si vuole invece fare squadra e puntiamo a una confederazione delle forze di centrodestra, ciascuna con una propria autonomia, con cui ci confronteremo per le primarie. Vogliamo essere un’alternativa al renzismo da una parte e al lepenismo di Salvini dall’altra”. Le linee programmatiche? Anche se non sono state ufficializzate, possiamo affermare con cognizione di causa che saranno all’incirca queste: agevolazioni per le famiglie con figli, libertà di istruzione, piano Marshall per il Mediterraneo, equità fiscale, lotta alla corruzione, piano straordinario per l’occupazione, maggiore integrazione europea. Un minestrone stomacante insaporito di Prima Repubblica.

Insomma, va bene tutto, ma per prendere le distanze dal lepenismo di Salvini, ci vuole una bella faccia di tolla. Specialmente se sei uno che a Verona s’è alleato con quelli di Fiamma Futura e se sei uno che ha baciato la mano a Brancher. (VEDI QUI, ARCHIVIO)

A proposito… com’era quella battuta di Woody Allen sulla moralità dei politici?

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1 COMMENT

  1. Diciamo che è una guerra tra simili… e che in questa guerra non abbiamo amici coinvolti quindi che se la vedano pure tra di loro.

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