Non è Renzi l’unico Matteo ad avere problemi in casa. Anche Salvini, nonostante l’ascesa elettorale della Lega, deve fare i conti con l’attivismo del rivale Flavio Tosi. Che contesta la svolta lepenista, strizza l’occhio a Passera e – nei giorni in cui il segretario lancia a Roma la sua nuova creatura politica per il Centro-Sud – sbarca a sua volta nella Capitale per «sponsorizzarne» la corsa olimpica. Un derby «padano» giocato tutto all’interno del GRA.
Tosi, anche lei «riparte» da Roma?
«Quello di martedì sui Giochi è il primo evento della mia Fondazione a Roma, ma al Centro-Sud sono “operativo” da un pezzo: dal 6 ottobre dell’anno scorso quando lanciammo la Fondazione. E ancora da prima».
Prima di Salvini, vuole dire?
«Beh, sì, è una verità storica. E allora per molti in Lega ero un eretico».
Perché appoggia la corsa di Roma alle Olimpiadi?
«Principalmente per la riforma del Cio che permette di organizzare i Giochi su più sedi. Roma sarà capofila, ma tutta l’Italia sarà coinvolta».
Lo scandalo mafia-capitale non è certo lo spot migliore.
«La corruzione va combattuta ma non può diventare il motivo per non fare le cose. I competitori internazionali cavalcheranno questi temi, ma l’Italia resta uno degli Stati più importanti al mondo e una delle realtà sportive più affermate».
Sentire un leghista parlare dell’Italia in questo modo fa un certo effetto.
«Per me non è una novità, ma una sana abitudine da ben prima di un anno fa. Quando andavo a via Bellerio Bossi mi dava dell’italiota proprio perché parlavo sempre dell’Italia».
Nello statuto della Lega, però, c’è ancora la secessione.
«Io non sono secessionista. Sono entrato in Lega quando questa era – e secondo me lo è sempre stata – federalista. La secessione è tecnicamente impercorribile. Quanto scritto nello statuto fa parte di un momento della Lega ormai superato».
Lo sa che Salvini di Olimpiadi a Roma non vuole neanche sentir parlare?
«Su alcuni temi nazionali ci può essere una visione diversa, non è vietato. L’epoca dei partiti-moloch dove c’era un’unica verità assoluta è finita».
A lei e Salvini capita spesso di non essere d’accordo. Il suo futuro sarà fuori dalla Lega?
«No, sono nella Lega da quasi 24 anni, ci ho passato oltre metà della mia vita e ho sempre detto coerentemente quello che dico adesso. Casomai è qualcun altro che ha cambiato idea».
Torniamo alla Capitale. Gli scandali vi offrono un assist insperato. È il momento per la Lega di «prendere» Roma?
«La buona amministrazione è un valore condiviso ovunque e, dopo tutto quello che è successo, è normale che per i cittadini romani sia una priorità. La Lega, da questo punto di vista, ha sempre rappresentato la buona amministrazione. Lo dico con cognizione di causa, perché faccio il sindaco e, ogni volta che sono a Roma, tocco con mano l’apprezzamento dei cittadini della Capitale».
Meglio un candidato leghista o un romano? Un nome (non) a caso: Giorgia Meloni?
«Va semplicemente trovata una persona credibile – non importa se di Roma, Milano o Napoli – capace di amministrare e stimata dai romani. Requisiti che prescindono dalla latitudine e dal partito. Si vince col candidato giusto, non coi simboli».
Certo che tosi non ha proprio nulla a che fare con la Lega. WSM
05/12/1999, manifestazione della Lega Nord a roma*…gia passati15 anni…
Allora Tosi era in piena fase ascendente (pochi mesi dopo avrebbe ottenuto la poltrona di consigliere regionale veneto) e certe passerelle gli facevano molto comodo, così non ci stupiamo di trovarlo a partecipare con “vivo” entusiasmo a quell’avvenimento celebrato col famoso manifesto del “marciamo su roma” con tanto di Colosseo in fiamme.
I presidenti delle Camere, Violante e Mancino, si erano rifiutati di incontrare una delegazione del corteo, bollando quella manifestazione come “secessionista e insulto per la capitale d’Italia”.
I toni secessionisti e antinazionalisti sono evidenti e non possono non sfuggire ai media; oltre agli slogan per la libertà della Padania si sentono cori come “Nerone ce l’ha insegnato, bruciare roma non è reato” oppure “Noi che siamo padani abbiamo un sogno nel cuore bruciare il tricolore”.
Ed è proprio dopo aver registrato il coro sul tricolore, cantato ai piedi della statua dell’Alberto da Giussano da una parte del corteo che vi passava accanto, che l’inviata del TG3 pesca il giovane Tosi, felice di farsi intervistare come un anonimo militante, con tanto di classico foulard verde al collo, per una comparsata in uno dei TG di punta.
Alla domanda: “Perchè è così importante Alberto da Giussano?” la replica di Tosi è da manuale: “Perché Alberto da Giussano è un simbolo di libertà: ha combattuto per la libertà del Nord e quindi anche noi vogliamo lo stesso risultato, la libertà del Nord”.
* Roma scritto in minuscolo, come richiesto da Salvini quando anche lui era in fase ascendente: “d’ora in poi per me roma si scriverà sempre così: fatelo anche voi”, raccomandava.