di ANONIMO PADANO
In casa Lega sono sempre più agitate le acque tra il vertice federale e il Consiglio nazionale della Liga Veneta. Lo scontro è ormai frontale ed è personificato da una guerra aperta fra Matteo Salvini da una parte e Flavio Tosi dall’altra. E la temperatura sale precipitosamente più ci si avvicina all’appuntamento elettorale clou dell’anno per il Carroccio, le regionali del Veneto previste per il prossimo 17 maggio.
Da tempo si sa che il sindaco di Verona è molto irrequieto a causa dell’idea di Salvini, sulla scorta del grande successo mediatico che sta ottenendo in ogni angolo del Paese, di candidarsi in prima persona alle primarie del centrodestra prossimo ventura, una formazione della quale per altro al momento non si intravvedono nemmeno i lineamenti. L’insofferenza e il disappunto del segretario nazionale del Veneto dipendono dal fatto che, quando Roberto Maroni si dimise da segretario per puntare alla guida della Regione Lombardia, l’accordo siglato fra i tre prevedeva Salvini alla segreteria federale e Tosi candidato leghista alle primarie del blocco moderato. E il sindaco scaligero non manca mai di ricordare quell’accordo, che il segretario federale sembra considerare archiviato anche sulla scorta del grande successo personale che sta ottenendo e che si traduce in sondaggi per la Lega impensabili solo alcuni mesi fa.
Il clima già surriscaldato si sta arroventando dopo la decisione, presa di recente dal Consiglio federale, di proporre al congresso di marzo una modifica dello statuto per riportare in capo a via Bellerio la decisione ultima sulla composizione delle liste regionali. Siccome nel 2015 nelle regioni “sensibili” per la Lega il voto è previsto solo in Veneto (Lombardia, Piemonte, Friuli ed Emilia Romagna hanno infatti sfalzato l’appuntamento), la decisione assunta a Milano è stata vissuta molto male in Veneto, cioè come l’ennesimo tentativo dei lombardi di condizionare il partito veneto e infatti il Consiglio nazionale, a maggioranza tosiana, ha bocciato sonoramente la proposta di modifica. Ma come si sa il Consiglio federale è sovrastante rispetto ad ogni altro organismo interno della Lega.
L’episodio sta in un certo qual modo ribaltando le posizioni consolidate: Tosi e i suoi, notoriamente contrari all’indipendenza e alla secessione, a questo punto accusano gli altri di “centralismo” e di modificare di fatto la natura della Lega. Dalla parte dei salviniani più critici parte invece l’accusa verso Tosi di essere ormai fuori dalla Lega e di puntare, in occasione delle prossime regionali, a far perdere il governatore uscente Luca Zaia a tutto vantaggio della candidata renziana Alessandra Moretti.
Ma come si realizzerebbe tale strategia tesa a far esplodere il Carroccio Veneto? Tosi viene accreditato del disegno di voler presentare proprie liste civiche sotto l’insegna de I Fari, progetto a cui lavorerebbe la sua Fondazione, senza per altro candidarsi in prima persona per non essere espulso dalla Lega. Tale lista, anche a seguito del probabile declino dei 5 Stelle, potrebbe accreditarsi come terza forza in Regione. Ecco allora la necessità di modificare l’attuale legge elettorale veneta, prevedendo il ballottaggio fra i due candidati più votati e non capaci di superare il 37% dei voti. Guarda caso proprio in questi giorni in Consiglio regionale, dove si dibatte di modifiche al sistema elettorale, è spuntato un emendamento in tal senso a firma di Francesco Piccolo, un consigliere eletto nel centrodestra e poi finito al gruppo misto, ma soprattutto aderente al progetto di Tosi. Nessuno conferma ovviamente l’esistenza di un tale disegno, ma le coincidenze cominciano a essere troppe e gli avversari interni del sindaco di Verona sono convinti che punti a essere l’ago della bilancia per poi dettare le condizioni al candidato che I Fari decideranno di appoggiare al ballottaggio. E se invece la modifica della legge elettorale non ci sarà e il 17 maggio si voterà a turno unico, la lista civica di ispirazione tosiana sarebbe destinata a far vincere con tutta probabilità la Moretti.
Insomma, grande confusione regna sotto il cielo del leghismo veneto.