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Trattati europei, l’UE abolisce l’unanimità e diventa sempre più Superstato!

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di REDAZIONE

Il Parlamento europeo ha approvato mercoledì (22 novembre) la proposta di riforma dei Trattati, già approvata dalla commissione Affari costituzionali, e predisposta dai relatori Guy Verhofstadt (Renew), Sven Simon (PPE), Gabriele Bischoff (S&d), Daniel Freund (Verdi) e Helmut Scholz (La Sinistra). La risoluzione è passata con 291 voti a favore, 274 contrari e 44 astensioni.

Il testo, redatto da cinque relatori in rappresentanza dei diversi gruppi politici europeisti, invoca una revisione dei trattati e chiede al Consiglio europeo di convocare una Convenzione di riforma dei Trattati.

Alcuni dei suoi suggerimenti, come la fine della regola dell’unanimità in alcuni settori decisionali, sono stati ripresi anche in un rapporto di esperti franco-tedeschi pubblicato a settembre, poco dopo la presentazione del progetto di riforma del Parlameno.

La proposta del Parlamento mira a adattare l’Europa alle sfide del futuro. Tra le proposte chiave, c’è un aumento significativo del numero di decisioni prese in seno al Consiglio a maggioranza qualificata invece che all’unanimità, una revisione della composizione e del modo in cui viene eletta la Commissione UE, un pieno diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento, e strumenti di democrazia diretta, inclusa la possibilità di avere dei referendum europei.

Gli eurodeputati chiedono inoltre l’espansione delle competenze europee a varie materie tra cui ambiente e biodiversità, sicurezza e difesa, salute e protezione civile.

Il progetto di revisione fa seguito alle richieste della Conferenza sul futuro dell’Europa e giunge in risposta alla lunga serie di sfide senza precedenti che l’UE continua ad affrontare dalla guerra in Ucraina, alla crisi in Medio Oriente, alla perdita di competitività a livello internazionale, alla lotta ai cambiamenti climatici.

Il testo chiede di “aumentare considerevolmente il numero dei settori in cui le azioni vengono decise a maggioranza qualificata”, ad esempio abbandonando il requisito dell’unanimità sulle decisioni di sanzioni – come quelle contro la Russia -, ma anche sull’avvio di una procedura destinata per proteggere lo stato di diritto nell’UE.

Propone inoltre di sostituire l’unanimità con una maggioranza qualificata rafforzata (almeno quattro quinti dei membri del Consiglio che rappresentano gli Stati membri che riuniscono almeno il 50% della popolazione europea) in materia fiscale.

Chiede un reale diritto di iniziativa legislativa per il Parlamento europeo e una “unione di difesa comprendente unità militari e una capacità permanente di dispiegamento rapido, sotto il comando operativo dell’Unione”.

Proposta all’ordine del giorno del Consiglio affari generali del 12 dicembre

“La presidenza spagnola intende mettere la proposta di riforma dei Trattati all’ordine del giorno del Consiglio affari generali già il 12 dicembre”, ha ricordato ai giornalisti Guy Verhofstadt durante la conferenza stampa organizzata al termine della votazione, riprendendo le dichiarazioni nel dibattito del rappresentante del Governo spagnolo.

“L’idea è di inviare immediatamente la richiesta dal Consiglio Affari generali al Consiglio europeo perché come sapete nell’articolo 48 è il Consiglio europeo che deve decidere, e già oggi la richiesta verrà inviata dal Parlamento al Consiglio in tutte le lingue ufficiali UE”, ha affermato Verhofstadt.

Nella conferenza stampa, Verhofstadt ha sottolineato che il tentativo di riforma dei trattati proposto dal parlamento è “di un’altra portata” rispetto ai tentativi del passato, ovvero Nizza (2001) e Lisbona (2007).  “Io vedo per la prima volta un piccolo barlume di luce alla fine del tunnel”, ha ammesso l’eurodeputato.

L’eurodeputato tedesco Daniel Freund (Verdi), correlatore, ha sottolineato da parte sua come il superamento dell’unanimità sia necessario per superare i veti del primo ministro ungherese Viktor Orban su “tutto”, in particolare sullo sblocco dei fondi per l’Ucraina.

Da parte sua l’eurodeputato Scholz (La Sinistra) ha affermato che questo è un “momento storico” con il parlamento che ha risposto alle proposte fatte dai cittadini alla Conferenza per il futuro dell’Europa.

“Ora il Consiglio deve persuadere gli Stati membri ad aprire la convenzione e a procedere alla riforma”, ha sottolineato Scholz.

PPE diviso, ma approvazione è comunque un successo

Rispondendo a una domanda sulle divisioni all’interno del PPE con diversi deputati che non hanno sostenuto la risoluzione, Sven Simon – relatore per il PPE – ha osservato che “personalmente è stato un successo”.

Per l’eurodeputato, il voto ha portato “all’apertura di una convenzione” a una “relazione di sostanza” in particolare per quanto riguarda il diritto del parlamento di designare il presidente della Commissione, alle maggiori competenze europee in materia di appalti pubblici, energia e difesa.

Simon ha ammesso che “non tutti i membri del PPE erano convinti”, osservando che “un cambiamento dei trattati porta a un dibattito molto diverso negli Stati” e, per alcuni colleghi “il dibattito non era opportuno” anche a causa della vicinanza alle elezioni europee del prossimo giugno. Simon ha sottolineato inoltre che la presenza di molti temi ha bloccato alcuni colleghi del PPE. “Il fatto che siamo quattro relatori tedeschi non è stato utile”, ha osservato Simon.

Il polacco Tusk e i sovranisti contrari alla riforma

La proposta di riforma ha trovato contrari i partiti sovranisti, ovvero Identità e democrazia (ID) e i Conservatori e riformisti (ECR), ma anche il leader dell’opposizione polacca Donald Tusk, esponente del PPE.

Durante il dibattito di martedì, l’eurodeputato italiano Antonio Maria Rinaldi (Lega, gruppo ID) ha criticato il testo sostenendo che è “assolutamente inaccettabile e pericoloso” e definendolo una minaccia alla “sovranità nazionale”. Gli ha fatto eco il connazionale di Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia/ECR) che ha denunciato il desiderio di fare dell’UE un “super-stato” e “utopie anti-nazionali”.

“Chi pensi di essere per metterti al di sopra degli Stati Uniti?”, ha criticato anche il polacco Ryszard Antoni Legutko (del partito nazionalista PiS, gruppo ECR).

In Polonia, anche Donald Tusk, candidato proposto per la carica di primo ministro dalle forze europeiste che sono riuscite a ottenere la maggioranza contro l’egemonia del PiS, ha espresso la sua contrarietà al testo. “Tutti i parlamentari polacchi che lavorano con me voteranno contro il rapporto e gli emendamenti”, aveva affermato martedì Tusk ai media a Varsavia.

L’Europa “ha bisogno di miglioramenti in molti settori, ma il modo più insensato sarebbe quello di adottare questo ingenuo entusiasmo per l’integrazione”, ha affermato.

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