Domenica 29 maggio sfilerà per le strade di Bassano del Grappa un “tricolore da record” la cui lunghezza ci pare più una provocazione che un rievocare la storia.
Il 1797 è stato infatti scelto, stando agli organizzatori, in quanto anno in cui il tricolore fu ideato e divenne emblema della Repubblica Cispadana (il 7 gennaio 1797 appunto). Va però ricordato che in quel periodo la Repubblica veneta non faceva parte dello Stato napoleonico poiché perdemmo la nostra indipendenza solo il 12 maggio 1797. Svista perdonabile, dato che i primi organizzatori tal “Associazione Nazionale Reduci della Prigionia” e i “Lions Club Modena Estense” non sono nemmeno veneti.
Va detto inoltre che il significato che porta con se il tricolore per noi veneti non è certo di gioia e festa: l’arrivo dell’Italia, con un plebiscito farsa nel 1866, significò da subito l’aumento delle tasse e della burocrazia che portò milioni di veneti ad emigrare. Fenomeno tra l’altro tuttora presente.
L’Italia portò poi il Veneto dentro a due conflitti mondiali di cui il primo combattuto quasi interamente sui nostri territori e che destinò “al macello” migliaia di giovani veneti costretti a marciare al fronte con le baionette dei carabinieri puntate alle spalle. Sono infatti note le decimazioni e fucilazioni per diserzione compiute ai danni di centinaia di giovani che di morire in trincea per l’Italia e il tricolore, non avevano alcuna intenzione.
C’è quindi da domandarsi il senso di tale sfilata in una Regione dove storicamente il tricolore è arrivato ben 69 anni dopo e dove, sondaggi alla mano, la disaffezione all’Italia e la voglia di indipendenza sono tra le più alte della penisola.
Invito dunque l’amministrazione locale, invece che esortare la popolazione ad esporre il tricolore, ad informarla su cosa l’arrivo dell’Italia ha significato e significa realmente ancora oggi per i veneti.
ANTONIO GUADAGNINI
Consigliere regionale
“SIAMOVENETO”