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Per trovare lavoro, l’82% degli italiani si rivolge agli amici

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di REDAZIONE

Anche dai primi segnali del 2018, si nota che la ripresa c’è. Quasi l’82% degli italiani cerca ancora impiego rivolgendosi ad amici e parenti: nel terzo trimestre del 2017 – secondo quanto si legge sulle tabelle Eurostat sui metodi per la ricerca di lavoro – la percentuale di chi dichiara di essersi rivolto a amici, parenti e sindacati era all’81,9%. La percentuale è però in calo -il dato più basso dal quarto trimestre del 2012 quando era all’81,3%- ma era al 74% nel 2007, prima della crisi economica. Se si guarda agli altri Paesi Ue emerge un dato molto più basso in Germania (38,1%) e nel Regno Unito (45,1%) mentre la Francia raggiunge il 61,9%. La media dell’Ue a 28 (ma riferita al secondo trimestre, ultimo dato disponibile) è al 68,9%.

In Italia c’è ancora grande sfiducia nella possibilità che gli uffici pubblici possano aiutare nella ricerca del lavoro. Nonostante il Jobs act abbia puntato sulle politiche attive e la ricollocazione dei disoccupati come elemento fondante della riforma c’è ancora scarsa fiducia sulla possibilità di ottenere risultati positivi. Nel terzo trimestre 2017 – secondo le tabelle Eurostat sui modi con i quali si cerca lavoro – mentre resta superiore all’80% la quota di coloro che si rivolgono a parenti amici, è appena al 25% la percentuale di chi cerca lavoro bussando a un ufficio pubblico. Il dato è il peggiore in Ue anche se migliora rispetto al secondo trimestre (23,5%). Siamo comunque a grande distanza dalla Germania (73,4%) e dalla Francia (55,7%) mentre il Regno Unito è al 33,9%.

Ancora peggiore è il risultato delle agenzie per il lavoro private con appena il 14,4% di chi cerca lavoro che dichiara di rivolgersi al privato[T] (in crescita dal 13,8% del secondo trimestre) a fronte del 32,9% della Francia e del 21% del Regno Unito. In Germania la percentuale è al 12,7%.

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1 COMMENT

  1. Manca il lavoro, altro che palle.
    E quello disponibile è dequalificato.
    Come negli Usa, tutti inservienti, baristi, e simili.
    Non c’è futuro in italia.
    L’economia ristagna da quasi 50 anni.

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