di FRANCO CAGLIANI
Sono molti coloro – e noi lo scriviamo da molto tempo – che ritengono Taiwan il “casus belli” per mettere una di fronte all’altro due superpotenze quali Usa e Cina. Fatto sta che dopo la visita della Pelosi, per più di un osservatore una vera provocazione, la tensione tra i due paesi è salita.
La Cina, però, si dice disposta a “creare un ampio spazio per la riunificazione pacifica” con Taiwan, ma “non lascerà mai alcuno spazio per varie forme di attività separatiste per l’indipendenza” e “non promette di rinunciare all’uso della forza”.
L’Ufficio per gli Affari di Taiwan e l’Ufficio informazioni del governo centrale hanno pubblicato il libro bianco intitolato “La questione di Taiwan e la riunificazione della Cina nella nuova era”, nel quale si ribadisce “il fatto e lo status quo che Taiwan fa parte della Cina”.
Per realizzare la riunificazione pacifica, “‘un Paese, due sistemi’ è la soluzione più inclusiva a questo problema”. Davvero? Peccato che “un paese due sistemi”, accordo siglato nel 1997 quando Hong Kong passò sotto le grinfie di Pechino, non è affatto servito a placare la voglia di imperialismo di Xi Jinpin.