di ALESSANDRO GNOCCHI
Incredibile, comprate il thriller Il conte di Montecrypto di Leonardo Facco (Tramedoro, pagg. 224, euro 15), leggetelo e poi conservatelo sotto una teca come una reliquia. Questo romanzo, a memoria, non ha eguali. Non solo il liberismo e soprattutto il libertarismo non sono condannati ma sono addirittura esaltati. Facco parla di questo mondo con assoluta padronanza per cui non dovete temere di imbattervi in equivoci imbarazzanti tra liberal (i democratici americani) e liberali, che hanno molte sfumature. Quella di Facco è libertaria e anarco-capitalista, se proprio dobbiamo scegliere un’etichetta. L’autore, tra l’altro, è un editore-pioniere di molti pensatori di parte liberale citati o addirittura messi in scena nel romanzo.
Il conte di Montecrypto infrange una moltitudine di luoghi comuni: non c’è l’ispettore tormentato, reduce dagli anni Sessanta, problematico, disilluso, nevrotico. Non ci sono gli investigatori per caso: vecchietti al bar, pensionati curiosi e simili. Non ci sono serial killer, profiler, psicopatici, mafie assortite e varie.
La storia è semplice: un investigatore privato viene convocato da una ricchissima signora. Il detective accetta l’incarico: seguire le tracce della figlia Elisabeth, una bella ragazza dalle idee radicali. Inizia un lungo inseguimento che tocca tutti i luoghi simbolo dell’indipendenza dallo Stato. Veneto, Barcellona, Paesi Baschi e poi all’estero, le città private nate nel cuore del Vecchio continente (tutto vero). La parte più importante si svolge però in Venezuela, un Paese che l’autore conosce perfettamente. I suoi genitori sono stati imprenditori proprio a Caracas.
Nella situazione venezuelana possiamo misurare i danni irreparabili prodotti dal socialismo chavista: povertà, fame, repressione. Proprio Facco è stato tra i primi in Italia ad avvertire sul pericolo micidiale impersonato da Hugo Chávez. La passione libertaria invade anche la Rete, luogo anarchico per eccellenza almeno prima della colonizzazione di social network e motori di ricerca. Le monete virtuali, il Bitcoin, e portafogli criptati di nuove valute come Blockchain sono la nuova frontiera della libertà. Il giallo è avvincente e riserva, come ogni buon thriller, un insospettabile colpo di scena.
Come mai Elisabeth è scomparsa? Perché sue tracce compaiono ovunque ci sia qualcuno in lotta contro l’oppressione statale? E soprattutto: dove è andata finire? Ve lo lasciamo scoprire da soli.
Resta una domanda: perché un libro come questo non trova interesse presso i grandi editori in crisi di idee e fatturato? Il conte di Montecrypto è originale e dunque aria fresca per i lettori soffocati da montagne di libri fatti con lo stampino. Lo diciamo anche a maggior gloria di Guglielmo Piombini editore di Tramedoro: meno male che esistono ancora romantici e idealisti. Libertari, per giunta.