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Una vita per venezia e per il veneto. addio a ivone cacciavillani

Da leggere

di PAOLO L. BERNARDINI

Ogni volta che lo ho incontrato – purtroppo rare – era in grado di comunicarmi entusiasmo sia per Venezia, sia per la ricerca storiografica, sia, finalmente, per la bibliofilia, passione che ci accomunava. Amava profondamente la scrittura e la storia – ma mi pare che avesse esordito come poeta, con una raccolta introvabile, “Monti” – anche se la sua prima professione è stata quella di avvocato, dal 1956.

E’ mancato il 17 febbraio, a ottantotto anni, Ivone Cacciavillani. Mancherà sia alla nutrita schiera di cultori di storia veneta e veneziana, sia al mondo degli avvocati amministrativisti, un campo ove aveva prodotto una quantità di studi di primo livello. Come del resto nella storia veneziana e veneta. Difficile ricordare tutta la sua immensa produzione nel campo degli studi veneti e veneziani, davvero pochi i campi che non avesse trattato, ma certamente è nell’ambito della storia del diritto, ambito splendido per quel che riguarda la storiografia veneta del Novecento – si pensi al solo Gaetano Cozzi –, in cui Cacciavillani si è distinto. Da uno dei suoi editori prediletti, Il Poligrafo, aveva pubblicato nel 2018 “La Costituzione di Venezia”, una splendida ricostruzione della costituzione della Serenissima, una concrezione stratificata di diritto pubblico – non la rigida “costituzione” nel senso giacobino, la carta inviolabile e “sacra” che spesso, troppo spesso, crocifigge i popoli per i quali è stata scritta, per generazioni – che ha saputo adattarsi ai tempi e mutare costantemente, progressivamente, nel corso di ben 14 secoli, da quel 421 da cui sono passati, si pensi, esattamente 1600 anni.

Cacciavillani ha mostrato bene come il diritto pubblico veneziano, il “senso dello stato” (uno stato forte ma decentralizzato, rispettoso di infinite autonomie e giurisdizioni), pervadesse ogni livello della popolazione, fosse il collante tra ceti, cittadini, corporazioni, che ha mantenuto in vita una repubblica divenuta col tempo sempre più gloriosa, modello per il resto d’Europa, e grande fino alla fine. Come storico, mi piace paragonare il lavoro di Cacciavillani a quello di un Giuseppe Maranini (un genovese come me), che allo stesso tema aveva dedicato due volumi altrettanto belli, molto risalenti ma tuttora essenzialmente validi: “La Costituzione di Venezia. I, Dalle origini alla serrata del Maggior Consiglio” (1927); “II, Dopo la serrata del Maggior Consiglio”, (1931).

Ebbene quel che distingue l’una produzione storiografica dall’altra è proprio quel legame coi luoghi che a Maranini sfugge, un’empatia con genti e consuetudini, per dir così, non presente nelle precise, dettagliate ma algide pagine di Maranini. Tanti altri libri di Cacciavillani ci hanno illuminato, sugli ultimi giorni della Serenissima, sul diritto veneto attuale — e si può ben vedere in lui un grande alfiere forse non dell’indipendenza, ma senz’altro dell’autonomia del Veneto – e su tanti, infiniti aspetti locali, a volte dimenticati, o trascurati dagli storici di professione. L’ultimo che ho letto era sul Polesine, “Il Polesine veneziano. Pagine di vita”, pubblicato sempre dal Poligrafo nel 2015. Sotto due dispotismi, uno durissimo, quello dell’Adige, fiume poderoso e capriccioso, e uno da sempre inteso a mitigare il primo, quello di Venezia, il Polesine sviluppa un’identità molto peculiare, che lo apparenta spesso ai domini pontifici, e in ogni caso lo differenzia da tutti gli altri territori del Leone di San Marco.

L’abbazia della Vangadizza, roccaforte benedettina dipendente direttamente dalla Santa Sede fino al 1792, le bonifiche serenissime, e ancora le “cernide”, particolari milizie popolari, forse a difesa del territorio, forse a difesa di particolari interessi locali (non sempre in sintonia col potere centrale). Insomma un mondo davvero particolare, in quel mosaico così vario, così splendido, che è stato la Serenissima, culla di civiltà (al plurale), di giurisdizione, di tradizioni.

Grazie, Ivone Cacciavillani, per quanto ci hai insegnato, e ancora ci insegnerai.

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