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Vado alla diada de catalunya. clima depresso, sperando nella scozia

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di GIANLUCA MARCHI

diadaOggi parto per Barcellona. Dunque sarò là anche giovedì 11 settembre, il giorno della Diada de Catalunya, la festa nazionale catalana che celebra ogni anno di più le aspirazioni indipendentiste da Madrid. L’anno scorso la grande catena umana organizzata per l’occasione radunò all’incirca un milione e mezzo di persone, risultato mai ottenuto in precedenza. Quel clamoroso successo diede la spinta al presidente della Generalitat Artur Mas e al suo partito, CiU, di abbracciare definitivamente la sfida indpendentista, dopo decenni di leaderismo autonomista, impersonato soprattutto da Jordi Pujol, che non aveva prodotto i risultati sperati. La decisone di Mas, se da un lato fu pagata da CiU con un consistente calo elettorale alle elezioni anticipate del successivo autunno (a vantaggio di Erc), dall’altro ha consentito per la prima volta l’ottenimento della maggioranza assoluta da parte dei partiti indipendentisti nel Parlamento catalano. La conseguenza è stata la decisione dell’assemblea di procedere verso il referendum per l’indipendenza, che dovrebbe tenersi il prossimo 9 novembre. Il condizionale tuttavia è d’obbligo perché non vi è ancora certezza se la consultazione referendaria si terrà quel giorno.

Quest’anno, tuttavia, si arriva alla Diada sulle ali di un clima molto nervoso. Innanzitutto da settimane imperversa sui media locali e spagnoli il caso di Jordi Pujol, il padre nobile della Catalunya nonché presidente onorario di CiU, che ha ammesso di avere da molti anni alcuni conti correnti all’estero, indicati genericamente come il frutto di un’eredità paterna. Pujol s’è immediatamente dimesso dalle cariche onorarie che ancora rivestiva, ma finora non ha dato una spiegazione convincente sulla provenienza di quel denaro e dovrebbe comparire davanti al Parlamento il 22 settembre. Il governo conservatore di Madrid sta cavalcando alla grande l’episodio, arrivando a ipotizzare una futura carcerazione di Pujol e, da parte degli ambienti più contrari all’indipendenza catalana, a lanciare lo slogan che vuole “indipendenza uguale corruzione”.

Un sondaggio pubblicato ieri da El Periodico, quotidiano catalano, dice che il 55,3% dei cittadini della comunità autonoma è convinta che il caso Pujol influenzerà negativamente il “processo per esercitare il diritto a decidere”. In sostanza la maggioranza assoluta dei catalani ritiene che lo “scandalo” potrebbe essere un colpo ferale allo svolgimento dei referendum. Addirittura il 78,3% è convinta che punirà pesantemente le aspettative elettorali di CiU, già superato da Erc alle ultime elezioni Europee.

Artur Mas, da parte sua, dopo aver pilotato la svolta indipendentista del partito moderato, da sempre (salvo una parentesi socialista) alla guida del governo catalano, è stretto tra queste previsioni tetre che investono la forza politica che lo esprime e la pressione del governo centrale di Madrid, con il premier Mariano Rajoy deciso a impedire a ogni costi lo svolgimento del referendum del 9 novembre. Ancora ieri dalla Moncloa (sede del governo statale) è arrivato chiaro e forte l’ammonimento sull'”alto prezzo che si pagherà per l’indipendenza e che decisioni sbagliate potranno pesare sulla ripresa”, che pure in Spagna c’è a differenza dell’Italia. Così, probabilmente per prendere tempo, il presidente della Generalitat annuncia di propendere per il rinvio della consultazione se la Corte costituzionale la sospenderà, come largamente previsto. Insomma, oggi come oggi Mas non si sente in grado di ingaggiare un braccio di ferro fra Barcellona e Madrid.

Per tutto quanto sta sul tappeto, appare oltremodo interessante capire come la gente catalana reagirà e la Diada  2014 costituisce un’occasione irripetibile per comprenderlo. Ci si arriva con lo spirito indipendentista catalano probabilmente abbacchiato dagli ultimi eventi, ma forse rianimato in queste ultime ore dalle notizie che provengono dalla Scozia, dove per la prima volta i sondaggi danno in testa i sì all’indipendenza nel referendum convocato per il 18 settembre.

 

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1 COMMENT

  1. L’idea indipendentista è giusta.
    Se Pujol ha rubato ne risponderà personalmente.

    Gli indipendentisti non dovrebbero scoraggiarsi.
    Lascino il Pujol al suo destino e se ne fottano.
    Io ragionerei così.

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