di GILBERTO ONETO
Quella della Valsusa è una storia esemplare, è la battaglia di una piccola comunità contro la strafottenza dello Stato italiano e l’arroganza razzista del Leviatano europeo. É la lotta tolkieniana degli Hobbit della Contea contro la prepotenza degli abbattitori di alberi. É una lotta per l’ambiente e per l’autonomia, è una azione identitaria da manuale che dovrebbe vedere in primissima linea, quasi in forma esclusiva, movimenti e forze autonomiste: le manifestazioni valsusine dovrebbero essere sommerse da bandiere occitane, piemontesi e padane. Invece.
Invece, tranne qualche autonomista locale che si porta la sua bandiera, l’iconografia complessiva è – quando va bene – monopolizzata da colori e simboli estemporanei. E purtroppo nella sacrosanta battaglia valsusina si sono inseriti i peggiori spurghi di un comunismo difficile da estirpare: non ci sarebbe neppure da stupirsi troppo se chi maneggia i fili di questi burattini “sociali” fosse l
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