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Veneti, c’è il rischio che riescano a cancellare un popolo

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SCOTUS_DNA_900x675di FRANCESCO FALEZZA*

Tempo fa è stata fatta un’indagine a Venezia per scoprire le caratteristiche del codice genetico dei veneziani e così scoprire il vero DNA (codice genetico) veneto, non so come sia andato finire quello studio, ma ogni tanto si sente tirar fuori questo discorso che riguarda il DNA Veneto, chi lo usa per trovare un ipotetico codice caratterizzante, chi invece, al contrario, lo usa per affossare e scoraggiare le spinte indipendentiste venete.

Per chiarire i nostri dubbi ci possiamo far aiutare dalla storia, andando indietro nel tempo, analizzando i popoli che sono passati e si sono stabiliti nei nostri territori possiamo scoprire qual è il vero codice genetico veneto e anche se ha senso, nel terzo millennio d.C., parlare ancora di genetica per definire un popolo.

Il popolo Veneto è nato dalla fusione delle popolazioni indigene dei nostri territori chiamate Euganei, con i Veneti propriamente detti, ancora non si conosce bene da dove giungessero questi “Veneti”, una leggenda parla addirittura dei troiani, ma la verità è che non si sa con certezza e non ci sono studi approfonditi al riguardo , esistono solo svariate teorie.

A questi due popoli vanno aggiunti anche i Cenomani, i Camuni, i Reti ed Illiri (spesso confusi coi veneti stessi) che prima sono stati vicini, poi alleati e infine assimilati e assorbiti dal popolo Veneto completamente o in parte.

A questo punto ci rendiamo conto che il DNA Veneto è già un bel cocktail… dopo questo periodo i veneti, assieme con i latini diedero vita all’Impero Romano (vedi storia) ed è pensabile che anche coi latini ci sia stato un certo rimescolamento dei codici genetici, visti gli intensi rapporti trattenuti con Roma.

Dopo il periodo Romano ci furono le cosiddette “Invasioni Barbariche”: molti popoli germanici passarono o si stabilirono nelle nostre terre, pensiamo a Visigoti, Vandali, Unni, Goti solo per accennarne alcuni, fu proprio in questo periodo che nacque Venezia, unica città che rimarrà indenne dalle scorribande barbare.

Anche in questo caso, per quello che riguarda l’entroterra, è facile intuire che il DNA Veneto abbia subito ulteriori rimescolamenti dovuti a queste invasioni.

Passato anche questo periodo la Serenissima riesce a liberare le terre Venete e il popolo Veneto si ritrova unito, ma anche in questo periodo è pensabile un certo rimescolamento di DNA dovuto agli intensi scambi commerciali con altri popoli e l’oriente. In Venezia c’era il “Fondaco dei Todeschi”, quello dei Turchi, il ghetto Ebraico, non solo, ma altre genti vivevano in simbiosi nei territori veneti, pensiamo ai Cimbri, ai Croati, ecc. , anche in questo caso un certo scambio di DNA è molto probabile, per non dire certo.

paleovenetiDopo il felice periodo di unità e prosperità della Serenissima, dal 1797 arrivano le invasioni straniere quella francese prima, quella austriaca dopo e infine quella italiana. Anche in questo caso assistiamo a un certo rimescolamento di DNA, accentuato anche dal fatto che la miseria provocata da queste invasioni induce una moltitudine di Veneti ad emigrare.

Dalla nostra storia possiamo renderci conto che il DNA veneto è frutto di un miscuglio tale da renderne quasi impossibile l’identificazione in un ceppo univoco, così ognuno di noi può riscoprirsi con i caratteri genetici più disparati… e allora? A qualcuno potrebbe venire la tentazione di obiettare, ma allora il popolo veneto non esiste… ma, se fosse così, non esisterebbero nemmeno il popolo italiano o quello statunitense, popoli con molta meno storia della nostra e molto, molto più variegati… Ma non è così i popoli non sono qualcosa relativo alla omogeneità genetica, ma i popoli sono identità, cultura e territorio e la genetica non centra.

E’ importante rendersi conto che nel concetto di identità di un popolo la genetica non c’entra o c’entra marginalmente, pertanto le ricerche sulle caratteristiche genetiche non hanno senso se servono per identificare un popolo. Infatti nessuna definizione di popolo, da qualsiasi parte la si prenda, include la genetica, di questo ce ne possiamo rendere conto constatando che Il progetto di italianizzare il veneto spingendo molti italiani a stabilirsi qui è sostanzialmente fallito, perché già i figli di prima generazione, ma anche molti dei nuovi venuti, si sentono più veneti degli indigeni e ci stanno dando una gran mano a riavere la nostra libertà.

venetoleoneCertamente abbiamo visto quanti danni sono stati fatti in passato per il mito della razza pura e non penso sia il caso di ripercorrere questa strada. Possiamo notare, invece, che gli apporti genetici e culturali dei popoli e delle persone che sono passate o si sono stabilite qui, non solo non hanno annacquato la cultura veneta, ma addirittura l’hanno rafforzata e arricchita. In pratica non hanno fatto altro che buttare carburante sul fuoco della cultura veneta…

Indubbiamente la cultura germanica e latina hanno influenzato i veneti e certamente c’è chi si sentirà più affine all’una o all’altra, personalmente mi piacciono entrambe. Potremo definire i veneti il giusto mezzo tra l’efficienza e la freddezza germanica e la movida e il temperamento latino. Ma allora chi siamo? Sicuramente siamo italici, perché ci troviamo a sud delle alpi, sicuramente siamo latini, perché la nostra lingua è neo-latina, ma altrettanto sicuramente siamo Veneti e non italiani come vorrebbero farci credere. Così come i Portoghesi sono ispanici, latini e iberici, ma non sono spagnoli, così come gli austriaci sono germanici, ma non sono tedeschi, così noi Veneti sino italici e latini, ma non italiani! Lo dice il territorio, la storia, la cultura e l’identità del nostro popolo.

C’è da dire però, che i mezzi di persuasione di massa (tv, giornali, cinema, scuola ecc. ecc.) ora sono diventati molto potenti ed effettivamente il rischio che riescano a cancellare il nostro popolo è diventato concreto. Non possiamo permettere che un popolo con una storia pluri-millenaria come il nostro venga cancellato unicamente per sfruttare le nostre risorse economiche che servono per mantenere uno stato marcio e corrotto come quello italiano… è arrivato il momento di chiedere e pretendere con forza la nostra libertà e salvezza!

*Francesco Falezza

http://www.falezza.com/

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3 COMMENTS

  1. Mi spiace per l’autore ma l’articolo dice un mucchio di sciocchezze e, come purtroppo avviene per molti venetisti, sembra scritto da un nazionalista italiano.

    Cominciamo a dire che la Camunia e la Rezia non sono Veneto. Sono Lombardia alpina e Trentino. Ci sono poi state influenze retiche nello stesso Veneto ma i Camuni proprio non c’entrano.

    A parte questo, la mappatura genetica dell’Europa è sostanzialmente congelata all’epoca preromana, il che significa che la conquista romana non ha comportato significativi spostamenti di popolazioni, nè in Europa nè nell’attuale Italia.

    La principale componente genetica in Padania è quella celtica, piaccia o no (a me piace). Essa è più debole nel Veneto orientale ma è comunque presente.

    Diciamo celtica per comodità ma si tratta del sovrapporsi di una maggioritaria componente neolitica, che già legava la Padania all’Europa centrale, degli apporti dovuti a Liguri, Reti e Veneti (forse in larga parte derivanti da una trasformazione culturale della componente neolitica) e della altrettanto maggioritaria componente celtica.

    Piaccia o no (a me non piace), il contributo germanico è visibile ma non molto consistente. Ciò, però, vale anche per nazioni quali la Francia e l’Inghilterra, che prendono nome da tribù germaniche. In Inghilterra, ad esempio, il contributo anglosassone è attorno al 5% e cifre simili valgono per Franchi o Longobardi. Il contributo culturale, o per singoli individui, è però ben maggiore.

    Va anche detto che, nell’Etruria Padana, nell’Esarcato, nella laguna di Venezia, ad Adria e Spina, è anche visibile una componente che potremmo dire orientale. Si tratta del residuo genetico di Etruschi, Greci e Bizantini. Piaccia o no (a me non piace). Si tratta però di un contributo minore e limitato ad aree ristrette.

    I Latini arcaici proprio nulla avevano a che vedere con la movida o il sangue caliente o gli Italiani piccoli e neri col mandolino. In ogni caso, il contributo genetico latino non è più visibile, nemmeno nell’attuale Lazio.

    Si sospetta che nel contributo genetico neolitico possa nascondersi anche un contributo dovuto a migrazioni in epoca romana. Ma si tratta di un contributo minore che si sospetta ma non è distinguibile. In ogni caso, in Padania (escluse le aree ad influenza etrusca, greca o bizantina) tale contributo ha lo stesso valore che nelle attuali Austria, Francia o Svizzera.

    Geneticamente, non esiste alcun popolo italiano, checchè ne dica l’autore. Se ci limitiamo ai caucasici (per ora ancora in maggioranza ma non si sa per quanto), ormai esiste un popolo statunitense molto più di quanto ne esista uno italiano. Esiste, piaccia o no (a me piace) un popolo padano, geneticamente parlando. Poi articolato al suo interno ma esiste.

    In singoli individui possono emergere caratteristiche genetiche minoritarie. Una certa percentuale di padani (non maggioritaria, per quanto la cosa non mi piaccia) rispecchia fedelmente l’immagine del classico longobardo, ad esempio. Questo è spiegato dalle leggi di Mendel.

    Nonostante ciò, è scorretto sostenere che esistano padani germanici, padani celtici e padani romani. A livello di genotipo, ogni padano porta in sè l’eredità genetica di tutte le popolazioni migrate in massa in Padania. L’eredità genetica non è personale. L’idea di un’eredità genetica personale è di derivazione fascio-italica.

    Piaccia o no all’estensore dell’articolo, il Veronese ed il Bellunese furono colonizzate da popolazioni celtiche. Ma anche in piena area venetica (ad esempio a Padova), dopo l’invasione dei Celti lateniani le sepolture si faticano a distinguere da quelle celtiche. L’onomastica acquista caratteristiche celtiche e lo stesso vale per la monetazione.

    Infine, trovo scorretto identificare il Veneto con Venezia. Venezia, anche geneticamente, è bizantina e mediterranea. Il Veneto di terra è in parte celtico, poi germanico e comunale. Perchè poi dimenticare le signorie in territorio veneto?

    In conclusione, sull’etnicità delle popolazioni padano-alpine si sa molto e si può discutere in maniera rigorosa. E’ certo meglio, avendone il tempo e l’occasione, fare tutti i distinguo di cui sopra. Dovendo però riassumere, credo che la definizione data da Oneto a suo tempo sia appropriata. Definendo i Padani come Celti e Longobardi (ma anche Goti, Liguri, Reti e Veneti), ci si approssima alla verità.

    Per chi vuole approfondire la questione, mi permetto di segnalare, su http://www.academia.edu, la mia pagina, ove si possono reperire molti articoli a riguardo ed è presente un estratto di un mio libro a proposito.

  2. Dal punto di vista genetico ci sono alcune inesattezze. Le tavole genetiche di Cavalli Sforza dimostrano che in Europa occidentale esistono tre grossi gruppi genetici: quello dei “nordici”, quello dei “celti” e quello dei “greci” (ho usato questi termini per non utilizzare sigle mal comprensibili. La Padania (mi rifiuto di chiamarla Norditalia) ha il medesimo gruppo genetico e questo gruppo genetico è uguale a quello di svizzeri, francesi, irlandesi, spagnoli portoghesi. Gli italiani appartengono ad un gruppo genetico differente uguale a quello dei greci e dei turchi occidentali. I sardi hanno un gruppo genetico a se. Questa analisi porta ad una sorpresa: il retaggio genetico latino è scomparso, sostituito da quello greco.
    In Padania la cosa non deve stupire: gli antichi rimani erano incapaci di distinguere liguri da celti e veneti. Già in antichità si sono trovate tombe in territorio veneto di persone con nome celta, anche se si ignora se era un celta emigrato oppure era di moda (pensate alle Jessiche o ai Jonathan di oggi) dare nomi celti. L’analisi di altri fattori genetici invece porta a scoprire che il rimescolamento non esiste, per esempio gli abitanti delle varie “Fare” hanno un patrimonio genetico nordico diverso da quello celta del paese a due chilometri di distanza. Nella stessa Milano vi era un quartiere, fondato da longobardi, che aveva percentuali di genetismo nordico maggiori rispetto a quello del resto della città. Nelle tavole genetiche di Cavalli Sforza si davano nomi diverse a questa sovrapposizione genetica (civiltà dei vasi a collo, ecc)
    Solo ultimamente si è visto un certo movimento, come i nostri antenati al tempo dell’occupazione romana abbandonarono le città, che nel tardo impero apparivano abitate da forestieri (siriani, ebrei, ecc) più o meno come oggi le nostre grandi città (Torino, Milano, ecc) appaiono ormai quasi completamente prive di elementi autoctoni.

    • Commetti un errore nella tua analisi:i romani conoscevano benissimo la differenza tra Celti e Veneti in quanto secondo la leggenda i secondi erano fuggiti da Troia in fiamme assieme appunto ai troiani progenitori dei Romani.Naturalmente questa é una leggenda sta di fatto che i Romani consideravano i Veneti un popolo amico ed affine e cercarono la loro alleanza proprio in funzione anticeltica.

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