A risultati ancora freschi, i commenti relativi ai risultati degli indipendentisti veneti si sprecano e si moltiplicano. Molti sono indirizzati a chi non ha voluto dar vita ad un gruppo unico che corresse da solo, molti altri a chi non ha voluto dar vita ad un gruppo unico, ma pur sempre insieme a Zaia. Infine, ci sono quelli che criticano entrambi perché alle “elezioni italiane non si partecipa”. Infine, c’è chi critica chi – dichiarandosi indipendentista – ha dato indicazione di voto per Jacopo Berti, ovvero per il Movimento 5 stelle, disperdendo in questo modo un po’ di preferenze.
Effettivamente, quest’ultimo caso mostra – se ancora ce ne fosse bisogno – la schizofrenia di certo indipendentismo, che da anni fa il diavolo a quattro per spaccare tutto ciò che solo prende le sembianze di un progetto unitario. Dopo aver fatto una figura meschina per non essere riuscito a raccogliere le firme per la sua candidatura in Regione, Gianluca Busato, sempre in cerca di visibilità, ha provato a rompere il silenzio con un “protocollo d’intesa” nel quale chiedeva ai candidati il riconoscimento del “Plebiscito digitale del 2014”. Com’era logico aspettarsi, nessuno, salvo Jacopo Berti, gli ha risposto e tanto è bastato al pirotecnico leader di “VenetoSì” per dichiarare il suo endorsment all’esponente grillino, che gli ha garantito anche l’uso di spazi pubblici a Palazzo Ferro-Fini per continuare a diffondere le iniziative della “Delegazione dei Dieci”, un fantasmagorico governo che parla di sovranità e leggi di una nuova Repubblica Veneta inesistente, o quantomeno impalpabile all’atto pratico.
Non è dato sapere, ovviamente, se tutto ciò abbia giovato a Berti. Forse, gioverà a Busato. Ad occhio e croce, però, i voti “controllati” (veicolati) da Busato devono essere assai esigui, rispetto ai 2.200.000 bit che circolano in Rete.
Commenti da parte di Caterina a questa distruzione del prode Busato?