Da mesi, scriviamo su queste pagine della frattura veneta all’interno della Lega. Lasciata da parte ogni istanza indipendentista, la battaglia all’interno del Carroccio è una questione di potere, quel potere che Flavio Tosi era convinto di aver acciuffato ai tempi della caduta in disgrazia di Umberto Bossi, con l’arrivo di Maroni insomma, e svanito con la nomina a segretario di Matteo Salvini.
Tosi non l’ha presa bene e nonostante la carica di segretario della Liga Veneta, ottenuta in tempi del tutto diversi da quelli attuali, oggi si ritrova in un angolo: non sarà lui il candidato del centrodestra a livello nazionale (Salvini s’è candidato a farlo, ma la scelta è ancora vincolata al ruolo che giocherà Berlusconi), tantomeno sarà lui il candidato a presidente della Regione Veneto, visto che il segretario federale ha designato Luca Zaia come successore di sé stesso.
Vistosi tagliato fuori e perdente, Tosi – ieri – ha rilasciato un’intervista che non poteva passare sotto traccia: “Sono pronto a candidarmi contro Zaia – ha detto – Sto cercando una soluzione ragionevole – afferma il sindaco di Verona -. Se non riusciremo a trovarla, prenderò le mie decisioni liberamente”. Politichese allo stato puro, messaggi subliminali diretti ai centri di comando milanesi. Ed ha aggiunto: “Se si fa un ragionamento circoscritto al Veneto e alla Lega, è meglio presentare solo la lista della Lega senza quelle di Forza Italia e Ncd. Se invece si fa un ragionamento nazionale, non capisco perché‚ escludere Ncd producendo una rottura anche con Berlusconi. Dire sì a Fi e no a Ncd non è comprensibile agli elettori che non percepiscono quale differenza ci sia tra Berlusconi e Alfano”.
Oggi stesso, ha replicato Matteo Salvini, facendogli capire chi comanda oggi in Lega: “”Ipotizzare di candidarsi contro Luca Zaia o di metterlo in difficoltà non mi sembra utile in questo momento”, ha affermato il segretario della Lega Nord. “Se ci sono litigi da fare – ha aggiunto – li si faccia nelle sedi opportune e poi si trovi un accordo e si vada a vincere. Non è il momento di litigare”. Tosi, invece, parla di “ingerenze milanesi” dirette d indirette e riafferma: Le Ingerenze dirette sono quelle con le quali “si cerca di modificare lo statuto togliendo autonomia che era stata stabilita di comune accordo con Roberto Maroni quando diventò segretario generale. E questo ovviamente come Liga Veneta non si può accettare. Poi c’è comunque il fatto di decidere come Lega dove si vuole andare”.
Zaia nel mentre tace e attende gli eventuali incontri che si terranno nel prossimo futuro, visto che in primavera i veneti saranno chiamati alle urne per eleggere chi dovrà governare per i prossimi 5 anni.
Come ha scritto Gianluca Marchi, l’indipendentismo – ed ancor di più il referendum per l’indipendenza, approvato con legge regionale lo scorso anno – rimane sullo sfondo, molto sullo sfondo. Cosiccome il ruolo degli indipendentisti appare del tutto marginale.
Considerato che le frizioni leghiste sono emerse appieno, come ho scritto due mesi fa, suona ancor più contundente la domanda: “Se vincesse la Moretti, che ne sarà dell’indipendentismo“?
Continuo a non capire che differenza ci sia tra Zaia e Moretti. Per me pari sono.
oportet ut scandala eveniant… ma quale litigi nel chiuso delle sedi, i problemi prima o poi vengono al pettine e non si possono più nascondere, che litighino pure, in piazza davanti a tutti. se poi Tosi viene cacciato via e se ne va con qualche partito i-tagliano anche nel nome sarà solo un bene…